Carbosulcis, la Regione vuole dismettere. I sindacati: «Non saremo complici»

E’ muro contro muro sulla miniera di carbone a Nuraxi Figus, la cui proprietà è della Carbosulcis, società con 100 per cento di capitale regionale. La giunta di Ugo Cappellacci spinge per concordare con i sindacati un piano di dismissione da attuare tra il 2018 e il 2027. Ma i sindacati non ci stanno: “Non saremo complici della inefficienza storica nella gestione politica della Carbosulcis”.

Sulla miniera di Nuraxi Figus c’è stato ieri un incontro fiume in Regione che ha sortito il solo effetto di dividere il tavolo. Da una parte l’assessore all’Industria, Antonello Liori; dall’altra i sindacati che, rispetto alla dismissione, chiedono garanzie non solo sui livelli occupazionali, ma anche sul processo di riconversione.

Liori ha detto: “Bisogna portare avanti un piano, concordato con le parti, che possa anche influenzare positivamente la chiusura della procedura di infrazione aperta dell’Unione europea sulla Carbosulcis. E’ necessario trovare una linea comune, che potrà scaturire da un tavolo tecnico, dove esaminare problemi e soluzioni. Fra gli obiettivi, resta fondamentale quello della salvaguardia dei posti di lavoro, ma anche l’individuazione di un adeguato piano di riconversione‘”. Per questo motivo, l’assessore è deciso a chiedere un incontro al Mise (ministero dello Sviluppo economico).

Le parole di Liori non hanno convinto i sindacati. “Non firmeremo e non condivideremo mai un piano di dismissione che ci offende perché ci vuole complici della inefficienza storica nella gestione politica della Carbosulcis – dice Francesco Garau, segretario provinciale della Filctem-Cgil -. La politica si assuma la responsabilità di fare tutti i piani che crede, tenendo conto che sarà l’ultimo anello dello sfascio dell’industria nel Sulcis”.

Non diversa la posizione di Giacomo Migheli, segretario regionale della Filctem-Cgil: “Non vogliamo far parte di un tavolo tecnico con chi ha gestito la miniera. Chiediamo invece che presenti subito un piano realistico e credibile su come intende salvaguardare l’occupazione e con quali attività produttive. Una richiesta che deve interessare anche il Mise”.

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