Cappellacci nomina l’erede al trono. L’incredibile legge per “Sardegna promozione”

Dopo Cappellacci, il diluvio. O Mariano Mariani. Ovvero, come assicurarsi il potere pur perdendo le elezioni.

Dopo Cappellacci, il diluvio. O Mariano Mariani. Ovvero, come assicurarsi il potere pur perdendo le elezioni. Nel centrodestra, le quotazioni su una vittoria alle prossime consultazioni regionali non sono per così dire ai massimi storici e la truppa del Pdl ha pensato bene di correre ai ripari con qualche semplice passaggio. Per prima cosa si cancella Sardegna promozione e al pari dell’Araba Fenice la si fa risorgere con un nome tutto nuovo, Sardegna sviluppo e promozione. Quindi si trasferisce una marea di competenze alla ‘neonata’ società, vale a dire nelle mani di Mariano Mariani, braccio destro (e sinistro) di Ugo Cappellacci.

L’ex Capo di Gabinetto, commissario straordinario, direttore dell’Osservatorio economico, consulente del governatore e onnipresente accompagnatore del capo dell’esecutivo, diventa così una sorta di presidente in pectore. Almeno fino al 2017, quando scadrà il contratto che lo stesso Cappellacci ha firmato nel 2012 al fidato Mariani. E sarà certamente difficoltoso, per il nuovo presidente della Regione, togliere la poltrona al sodale di Cappellacci, visto che la nomina è avvenuta dopo una selezione di curricula e quindi non in via fiduciaria. Ciò significa che il seggio è garantito, altrimenti il nuovo governatore sarebbe costretto a pagare due stipendi: il primo al Mariani esautorato, il secondo al nuovo direttore. E si parla di decine di migliaia di euro.

Il cavallo di Troia che permetterebbe ai fedelissimi di Cappellacci di stare in sella si cela sotto un’anonima sigla: proposta di legge n. 549. L’hanno presentata i consiglieri del Pdl in tempi sospettissimi, il 31 luglio scorso (ma è consultabile da poche ore), ovvero pochi giorni prima delle ferie estive. Come se non bastasse pretendevano che il testo arrivasse in consiglio regionale senza prima passare per le forche caudine delle commissioni consiliari.

La proposta 549 non è roba da poco: “Disposizioni per lo sviluppo integrale della Sardegna mediante la promozione e la valorizzazione dell’intero sistema produttivo isolano e della coesione sociale”, recita. Più che una proposta di legge, un manifesto programmatico buono per tutte le stagioni e dall’esito peraltro maldestro, poiché certifica beffardamente la catatonia del governo regionale negli ultimi cinque anni. E di riflesso attesta pure l’inutilità degli stessi uffici regionali e di chi vi lavora, visto il trasferimento di progetti già da tempo in corso.

Nello specifico, a quel monstrum burocratico, amministrativo e soprattutto politico che sarà Sardegna sviluppo e promozione viene demandata la gestione, l’organizzazione e il finanziamento dei ‘Poli di innovazione’, compresa la valorizzazione dei settori tradizionali, a partire dalla ricettività, ma c’è anche la gestione unificata dei beni culturali, del comparto delle energie rinnovabili, delle politiche attive del lavoro (Seguirà abolizione dell’Agenzia per il lavoro?). Non mancano nemmeno i ‘Contratti di sviluppo locale’, che spaziano dai progetti di ricerca industriale sperimentale al potenziamento e miglioramento dell’offerta ricettiva.

Compaiono poi la pianificazione degli ‘eventi di animazione’, la modifica delle attività dei Sardegna store di Roma e Milano (e anche qui se ne certifica la completa inutilità), la gestione delle cosiddette ‘politiche di economia sociale’, l’internazionalizzazione (partecipazione a fiere ed eventi in particolar modo nelle aree dei Brics, ovvero Brasile, Russia, India, Cina e Sudafrica). E poi ci sono varie amenità come censire, nell’ordine: “l’inesauribile paniere dei prodotti turistici”, “il cospicuo paniere dei prodotti artigianali” e soprattutto “la vastissima gamma di prodotti emozionali che la Sardegna offre in ogni periodo dell’anno”. Al culmine si arriva probabilmente quando si ricorda che vari popoli, dai sumeri ai fenici passando per i romani, consideravano l’Isola la “perla del Mediterraneo, forse anche la mitica Atlantide”.

In ogni caso, il Pdl ha preso la cosa molto sul serio e per la neonata creatura ha previsto uno stanziamento di base pari a tre milioni di euro annui, che potranno essere integrati a piacimento e alla bisogna, senza alcun tetto di spesa.

Il tutto con le mani libere da lacci e lacciuoli normativi, con la libertà di selezionare nuovo personale, avvalersi di consulenze esterne, selezionare progetti più o meno meritevoli e allargare di conseguenza i cordoni della borsa, al pari di una società in house. E così parrebbe essere Sardegna sviluppo e promozione, a legger tra le righe della proposta di legge.

E che fine fa il personale attualmente nell’organico di Sardegna promozione? Viene trasferito, pressoché d’imperio, nella nuova società. Ma diciotto dipendenti difficilmente riusciranno a raggiungere gli ambiziosi obiettivi elencati nella proposta di legge e dunque, con tutta probabilità, si dovrà ricorrere a un’infornata di nuovo personale. Secondo quali criteri, si vedrà. Ma se lo status di società in house dovesse essere confermato, è chiaro che niente e nessuno impedirebbe ai vertici di Sardegna sviluppo e promozione di ricorrere all’interinale, a contratti esterni et similia. Metodi, di norma, che non brillano certo per trasparenza.

Pablo Sole

sole@sardiniapost.it

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