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Cappellacci indietro tutta: gli uffici bocciano il regalo ai colleghi commercialisti

Il presidente della Regione Ugo Cappellacci, occorre riconoscerlo, ce l’aveva messa tutta: come raccontato da Sardinia Post un mese fa aveva deciso di tagliare gli stipendi dei revisori dei conti in organico negli enti regionali e nelle partecipate (tutti di nomina politica, ça va sans dire) moltiplicandoli per dieci: da tremila a un massimo di trentamila euro annui. “Occorre tagliare le spese”, aveva dichiarato il governatore pochi mesi fa, mentre proponeva di innalzare gli emolumenti passando da tre a quattro zeri. Una barzelletta.

Per fortuna, prima di mandare in porto l’operazione, aveva avuto la premura di chiedere agli uffici regionali uno studio ad hoc per capire quanto sarebbe costata alla Regione l’operazione “risparmio”. I termini “costare” e “risparmiare”, va da sè, non vanno molto d’accordo. Perché se nella delibera 28/10 del 26 giugno 2012 il capo dell’esecutivo motiva l’innalzamento dei compensi con “l’esigenza di riduzione dei costi e di contenimento della spesa pubblica” e in contemporanea chiede agli uffici regionali uno studio sui costi, è chiaro che Ugo Cappellacci mette il cappello su un nuovo paradosso: “Taglio le spese: ditemi quanto mi costa”.

E gli uffici gliel’hanno pure detto. Pochi giorni fa. L’operazione “produrrebbe un rilevante incremento degli stanziamenti previsti per tale voce di spesa nei bilanci degli organismi regionali”.  E questo in riferimento alla delibera (poi annullata) che ancorava i compensi dei commercialisti ai minimi tariffari dell’ordine professionale, aboliti sei mesi prima con decreto del governo Monti.

E a quel punto Cappellacci che fa? Dimezza (per fortuna) i compensi. Passa cioè da un massimo di oltre 36mila euro a 16mila euro. Escluse Arst e Sfirs, società per azioni in mano alla Regione, che al presidente del collegio dei revisori pagheranno 30mila euro annui.

Per il resto, gli stipendi sono ancorati al patrimonio societario, con costi compresi tra i 16 e i 10mila euro annui. Una bella differenza rispetto a quanto indicato, in linea di massima, solo pochi mesi fa. Per l’esattezza, si parla di un dimezzamento dei compensi. Che, in verità, come ricorda lo stesso governatore, andavano giustamente adeguati alle “alte professionalità” richieste. Ma in tempi di vacche non tanto magre quanto moribonde, decuplicare gli stipendi dei colleghi commercialisti pareva un poco fuori luogo.

Soprattutto quando a beneficiare dei soldoni pubblici sono per la maggior parte professionisti di nomina politica, come il fratello del segretario Psd’Az e diversi consiglieri comunali e provinciali del Pdl.

In proposito, sarebbe stato interessante conoscere il parere dei vertici dell’Ordine dei commercialisti, che sulla carta dovrebbe curare gli interessi di tutti gli iscritti, quelli che pagano regolarmente la quota associativa eppure, senza i classici ‘santi in paradiso’, pare non abbiano le stesse possibilità di approdare nel collegio sindacale di enti, società e partecipate regionali.

Peccato che, nonostante vari e ripetuti tentativi, ottenere un parere dall’Ordine sia stato vano. Forse perché in vari casi – ad esempio Cagliari – si scopre che quei famosi ‘vertici’ siano occupati da professionisti nominati nei collegi di enti, agenzie e partecipate regionali proprio da Ugo Cappellacci. Come dire: controllati e controllori pari sono. Un classico. Che però non giova alle casse pubbliche.

Pablo Sole

sole@sardiniapost.it

 

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