Michela Murgia: “A dicembre tutti i nomi del mio governo”

Michela Murgia è stata di parola e ci ha inviato in 48 ore le risposte alle “domande scomode” dei lettori e della redazione di Sardina Post.  Erano diciotto domande  in tutto e ne è scaturita un’intervista molto lunga e articolata nella quale la scrittrice replica ai rilievi sulla sua “inesperienza”, chiarisce le sue idee sulle possibili alleanze future (sostanzialmente per escluderle), spiega come intende regolarsi su alcuni potenziali conflitti d’interesse e non si sottrae alle domande sul suo reddito personale. E conferma che entro l’anno, precisamente “prima di Natale”, renderà noti i nomi della “squadra di governo” che intende proporre agli elettori sardi nel 2014.

Così come abbiamo fatto per le precedenti serie di “domande scomode”, elaborate con la stessa procedura – quelle ai candidati alle primarie del centrosinistra Francesca Barracciu, Gianfranco Ganau, Andrea Murgia e Simone Atzeni – pubblichiamo di seguito le risposte che ciascun lettore  valuterà e giudicherà.

1 ) Lei è una scrittrice affermata, ma non ha alcuna esperienza politica o amministrativa e sta impostando la sua campagna su una serie di “narrazioni”. Narrazioni che, secondo alcuni, hanno lo scopo di nascondere la sua impreparazione sui problemi specifici (che sono fatti di fatti, di numeri, di normative e non solo di storie ed esperienze individuali o di piccoli gruppi). Cosa distingue la sua campagna da quella – tutta basata su suggestioni – che fece Cappellacci con lo slogan “La Sardegna torna a sorridere”? Cosa la distingue dalla politica-spettacolo?

“In questo momento al governo della Regione ci ritroviamo un cardiologo all’Industria, una giornalista alla Sanità, un medico ai Lavori Pubblici, un geometra all’Agricoltura e un avvocato alla Cultura, volendo tacere del chirurgo plastico all’autorità portuale di Cagliari. Se l’esperienza politica che occorre per guidare la Sardegna è quella che hanno i burocrati che l’hanno amministrata fino a ora, non stupisce che i risultati siano così pessimi. Mentre la Sardegna veniva condotta al baratro da vent’anni di questo e altri cosiddetti governi “competenti”, io facevo esperienza di vita nel lavoro precario, nell’associazionismo, nella lotta per i diritti delle donne e nei comitati di resistenza locale che negli ultimi anni si sono trovati a risolvere i problemi veri, quelli di cui gli apparati dei partiti non si occupano più. L’unica ignoranza che un politico non si può permettere di avere è quella della vita reale delle persone fuori dai palazzi. Io quella vita la conosco e la racconto: è la vita dei sardi che non hanno smesso di credere che le cose possano cambiare. Chi voterà me voterà anche la squadra che realizzerà questa visione, perché a differenza di tutti gli altri partiti Sardegna Possibile presenterà i suoi assessori prima delle elezioni”.

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