Fondi ai gruppi, il presunto peculato degli onorevoli: oggi la difesa di Salis

Oggi potrebbe arrivare la prima sentenza sulle spese irregolari dei consiglieri regionali: il processo che si dovrebbe chiudere è quello di Adriano Salis, l’ex onorevole dell’Idv che ha scelto il rito abbreviato. L’accusa è sempre la stessa: peculato.

Alle 11, nel Tribunale di Cagliari, comincia l’arringa della difesa. Poi toccherà al gup Cristina Ornano decidere: per Salis il pm Marco Cocco chiede tre anni di reclusione, mentre l’avvocato Marco Fausto Piras vuole l’assoluzione per il suo assistito. Il consigliere regionale è imputato per una spesa di 62.733 euro, soldi utilizzati nella precedente legislatura (ma Salis è stato rieletto anche a febbraio del 2009). In quel periodo l’onorevole aveva lasciato l’Italia dei Valori e si era spostato prima nel Gruppo Misto, poi in Sardegna insieme.

Il primo round del processo Salis è finito tra le polemiche. Perché l’onorevole aveva detto di sentirsi trattato peggio di Er Batman, cioè di Giuseppe Fiorito, l’ex capogruppo del Pdl nel Consiglio regionale del Lazio: lui ha utilizzato un milione di euro, utilizzando per fini non politici. In Sardegna, invece, le spese contestate agli onorevoli sono di molto inferiori (il massimo è 250mila euro). Ma le due inchieste isolane riguardano però molti onorevoli: nella prima sono indagati in diciannove; nella seconda, invece, gli avvisi di garanzia sono trentanove.

L’ultimo terremoto è di una settimana fa, quando il pm Cocco ha chiamato a comparire in Procura 33 consiglieri del centrosinistra, praticamente l’intero gruppo della passata legislatura. Tra loro nomi eccellenti come l’eurodeputata Francesca Barracciu che sarà il candidato governatore del centrosinistra alle Regionali del 2014, e Silvio Lai, il senatore-segretario del Pd.

L’inchiesta bis si era aperta mesi fa con l’iscrizione sul registro degli indagati di cinque onorevoli dell’Udc: i due assessori Sergio Milia e Andrea Biancareddu. Più Sergio ObinuFranco Cuccu e Alberto Randazzo . Poi è stata la volta di Mario Diana, l’ex pidiellino al quale viene contestata una spesa di 250mila euro, perché da ex capogruppo dei berlusconiani Diana aveva anche il compito di autorizzare tutte le spese del partito. Il pm Cocco chiede conto a Diana del presunto acquisto di Rolex (l’onorevole però ha smentito), più libri e penne Montblanc. La grande accusatrice di Facebook sostiene che gli orologi di marca siano stati acquistati davvero.

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