Corsi e ricorsi sardi nell’archivio fotografico dell’Unità

«Una fotografia — scriveva Susan Sontag — è solo un frammento e, col trascorrere del tempo, i suoi ormeggi si staccano. Va allora alla deriva in un dolce e astratto passato….».

E, rivedendo le immagini di cronaca dei tempi andati, ci si rende conto di come la fotografia prima e la televisione poi hanno dato un significato nuovo al concetto di informazione.

Questo significato e il modo di utilizzare la fotografia nei giornali declinano la cifra del cambiamento di un mondo che si evolve velocemente e, purtroppo, in modo decisamente sfavorevole per la fotografia. Che un tempo non era un semplice accessorio a corredo dei titoli. Era, spesso, la parte saliente della notizia.

Se oggi un quotidiano deve parlare di un incidente stradale difficilmente manderà, come si faceva un tempo, il fotografo a riprenderlo. Più probabilmente userà un’immagine di repertorio (un’incidente-tipo, l’immagine di un’ambulanza o del pronto soccorso) per completare il pezzo. La fretta e la necessità di contenere i costi pongono in secondo piano la qualità dell’immagine, ridotta spesso a mera illustrazione.

Paradossalmente, in un mondo che produce milioni di foto ogni giorno, l’immagine è ancora confinata a subalterno accessorio della parola. Certo, qualcosa sta cambiando e forse, un giorno, i social network saranno i nuovi cronisti del mondo. Forniranno loro, in tempo reale, le immagini degli avvenimenti. Ma al momento non si intravvede una decisa evoluzione per la fotografia di cronaca.

Così, con un po’ di nostalgia, parlo di un piccolo e poco conosciuto archivio di immagini relative ad un periodo in cui la fotografia era parte importante della notizia. Un piccolo tesoro di fotografia sociale, di antropologia visuale costruito spesso in maniera caotica, casuale e involontaria, ma che penetra in modo capillare la società e le sue pulsioni. È l’archivio fotografico dell’Unità degli anni ‘50, ’60 e’70.

Si tratta di 12.000 immagini acquisite dalla fondazione Isec (Istituto per la storia dell’età contemporanea) digitalizzate anni fa e messe in rete. Un dibattito organizzato recentemente dall’Istituto ha posto l’accento su questo importante pezzo di storia Italiana (liberamente consultabile in rete su questo link) e mi ha dato lo spunto per questo post. L’idea di Giorgio Bigazzi direttore dell’Istituto è quello di mettere in comunicazione i vari archivi esistenti per evitare che l’immagine sia appannaggio esclusivo della storia dell’arte. I frammenti di cui parla Susan Sontag potranno così ricomporre, in questa rete di archivi, il mosaico della nostra storia recente.

Dall’archivio dell’Unità emergono i fatti di quegli anni: l’immigrazione interna degli anni ’50, le manifestazioni operaie degli anni ’60, le immagini delle città che cambiano. La storia d’Italia raccontata da fotografi spesso sconosciuti, altre volte ben noti come Uliano Lucas che ci ha regalato anche numerose immagini della Sardegna.

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