Pubblica amministrazione sarda a caccia di partner tecnologici

Da pachiderma che ostacola il cambiamento a gazzella dell’innovazione. Più che cambiamento, un miracolo. È questo in sintesi lo scopo dell’Appalto pre-commerciale, presentato da Sportello Appalti Imprese di Sardegna Ricerche che sarà illustrato e approfondito in tutti i suoi aspetti nel corso di una serie di appuntamenti sino all’autunno. Il primo in calendario – organizzato da Sardegna Ricerche con il supporto della Regione e la collaborazione di Promo P.A. e Poliste – è previsto per mercoledì al centro servizi Losa di Abbasanta dalle 9.30 alle 17. Lo strumento, pensato dall’Unione Europa già dal 2000 per incoraggiare la ricerca e lo sviluppo, è ancora poco diffuso nel nostro Paese. Per il ciclo di programmazione 2014-2020 sono stati stanziati 500 milioni di euro, l’isola ne aggiunge 14 di fondi propri. Sinora solo quattro regioni (Lombardia, Trentino Alto-Adige, Puglia e Marche) hanno attivato progetti facendo ricorso a tale leva, la Sardegna si candida come quinta.

Questa particolare forma permette a tutte le pubbliche amministrazioni di acquistare servizi di ricerca, sviluppo e innovazione attivando i contratti prima della commercializzazione del prodotto o servizio. L’ente interessato mette a bando un problema stimolando così la partecipazione e le eventuali unioni tra pubblico e privato per individuare soluzioni su grandi temi che riguardano l’innovazione. Il sistema pubblico quindi non cerca fornitori ma partner tecnologici. I vantaggi sono diffusi; da un lato la pubblica amministrazione si modernizza in settori come turismo, sanità, ambiente e mobilità mentre le aziende sono incoraggiate a internazionalizzarsi e a consorziarsi tra loro per abbassare costi e rischi. I cardini dell’appalto pre-commerciale, che ha procedura snella ed è svincolato dalle norme del Codice in materia, sono tre: condivisione di rischi e benefici tra il committente e le imprese, il cofinanziamento da parte di quelle partecipanti, la competizione nelle varie fasi.

Con un incentivo aggiuntivo, le risorse. In Sardegna solo nel 2013 sono stati messi a gara due miliardi di euro per appalti d’importo superiore ai 40 mila euro su forniture, servizi e lavori pubblici; per il primo settore sono stati impiegati 399 milioni di euro, per il secondo 1 miliardo e 175 milioni, e poco più di 504 mila euro per il terzo settore. Nel complesso le procedure sono state 3822. «La mole di denaro è ragguardevole e intercettarne solo una parte attivando questo meccanismo innovativo creerebbe benefici enormi», ha affermato Vincenzo Perra dello Sportello Appalti Imprese. E a proposito di modernizzazione, tra il 2012 e il 2014 è aumentato del 900% il numero d’imprese sarde che operano all’interno del mercato elettronico della pubblica amministrazione. Una piazza digitale nella quale gli enti pubblici isolani hanno comprato beni e servizi per complessivi 65 milioni di euro nel solo 2014. «Dobbiamo rafforzare l’attitudine collaborativa per aggiudicarci una fetta di torta più grande, la cooperazione fa bene anche all’economia e non solo alla società», ha puntualizzato il direttore di Sardegna Ricerche, Giorgio Pisanu. Guardando sempre ai numeri nel solo sistema dei lavori pubblici tra il 2011 e il 2013 il valore delle aggiudicazioni – per importi sopra i 150 mila euro – è stato di 1,6 miliardi di euro così suddivisi: 649 milioni sono andati a imprese sarde, 960 milioni a quelle non sarde.

La pubblica amministrazione, in ambito comunitario, muove tanti soldi: 2400 miliardi di euro annui in tutta Europa, più del 16% del pil totale. L’Italia, in questo contesto, gioca un ruolo importante: nel solo 2011, anno di profonda crisi, la pubblica amministrazione ha mosso circa 100 miliardi di euro. «Nei nostri laboratori – ha concluso Luca Melis, responsabile progetti di Poliste – cercheremo di mettere subito in luce opportunità e criticità. Per questo inviteremo i rappresentanti di Trentino Alto Adige e Puglia già nel convegno di Abbasanta».

Giovanni Runchina

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