Nano-satelliti per osservare esplosioni: così funzionerà il progetto Hermes

Lo spazio visto da vicino. Come? Attraverso una costellazione di satelliti che osserva, registra e invia i dati alla Terra. Sarà un sistema in grado di dare la caccia e localizzare le enormi esplosioni cosmiche con una precisione variabile tra pochi gradi e qualche minuto. Il progetto si chiama Hermes-Scientific Pathfinder (Sp), è finanziato nel bando Horizon 2020 Space-20-Sci. Dietro c’è l’intuizione di Luciano Burderi, siciliano, docente al dipartimento di Fisica dell’Università di Cagliari e del collega Fabrizio Fiore, dell’Istituto nazionale di Astrofisica, coordinatore del progetto. Prevista, a costi ridotti, la realizzazione di tre nano-satelliti, equipaggiati con rivelatori in banda X ad alta tecnologia e di piccole dimensioni.

Hermes-Sp si muove nel campo dei ‘fractionated sensors’. Cioè si basa su un numero elevato di sensori distribuiti e imbarcati su piattaforme satellitari piccole e snelle. Partner dell’iniziativa, con l’Ateneo di Cagliari, sono il dipartimento di Scienze e Tecnologie Aerospaziali del Politecnico di Milano e numerose università e piccole-medie imprese europee. Hermes-Sp può contare anche sul supporto dell’Agenzia spaziale italiana.

I tre nano-satelliti, che voleranno in formazione, si aggiungeranno ad altri tre analoghi in fase di realizzazione da parte dell’Agenzia spaziale nazionale. Saranno quindi sei che andranno a comporre la futura costellazione satellitare Hermes-Full Constellation (Hfc). “Hermes può offrire una fast-track meno costosa rispetto a quella fornita dagli attuali satelliti che osservano in banda X e gamma – spiegano Burderi e Fiore – per fornire un complemento a queste missioni complesse”. Il gruppo di Michele Lavagna del dipartimento di Scienze e Tecnologie Aerospaziali del Politecnico di Milano svilupperà e costruirà le piattaforme di volo miniaturizzate ad alta prestazione. Il primo passo è stato l’approvazione del progetto Hermes-Tp, mentre Hermes-Sp è il secondo importante passo, che permetterà di effettuare esperimenti di individuazione di Gamma ray burst, i “i lampi spaziali”, a partire dal 2021.

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