La scotta, da rifiuto speciale a combustibile. La soluzione di Sardegna Ricerche

Da scarto pericoloso e costoso da smaltire a combustibile ad alta resa con effetti benefici per l’ambiente e per l’economia. Tutto grazie alla collaborazione, virtuosa, tra pubblico e privato; due i protagonisti: Sardegna Ricerche e un imprenditore agricolo. L’ente scientifico controllato dalla Regione ha messo a punto un progetto per trasformare la scotta, residuo industriale della lavorazione del latte, in un prezioso alimento per il funzionamento dei biodigestori, gli impianti che usano le biomasse per produrre energia termica ed elettrica.

A illustrare la novità, Efisio Scano, responsabile scientifico del Laboratorio Biocombustibili e biomasse che ha fotografato lo stato dell’arte e i risultati ottenuti sinora in un seminario di studi e approfondimento nella sede di Macchiareddu di Sardegna Ricerche. La ricerca – partita tre anni fa e finanziata col cluster Energie Rinnovabili nell’ambito della linea di attività del POR FESR 2007-2013 – è stata applicata in un’azienda a Bancali, alle porte di Sassari, dell’imprenditore Angelino Olmeo.

Collaborazione affatto casuale: la famiglia Olmeo è pioniera delle innovazioni in agricoltura; il padre di Angelino fu il primo a portare nell’isola una motopompa per l’aspirazione dell’acqua dal sottosuolo che funzionava grazie ai raggi solari. Erano gli Anni Cinquanta. Oggi il figlio è tra i pochi a essere gestore di un’azienda agricola e di un impianto di produzione energetica; il business è per la maggior parte in mano a ditte della Penisola.

«L’esperimento che abbiamo condotto – spiega Scano – ci ha fornito alcune indicazioni molto utili; con questo procedimento la scotta non è più un problema ma una risorsa preziosa. Difatti fuori dal perimetro dello stabilimento caseario essa è un rifiuto speciale che dev’essere trattato in maniera attenta e a costi elevati. Opportunamente miscelato ad altri elementi come la sansa denocciolata, le acque vegetali, il trinciato di biomasse e il mais diventa combustibile ideale per il digestore. Se tutti gli impianti presenti nell’isola usassero su larga scala tale procedimento, si potrebbe abbattere di molto l’impatto inquinante della scotta; stiamo parlando di quantità molto elevate, circa 124 mila tonnellate annue. Ma c’è pure un altro vantaggio: la riduzione della superficie agricola da destinare a colture per la biomassa; potremmo rapidamente passare da 6570 a 2160 ettari dedicati».

Giovanni Runchina

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