Immaginare l’universo dopo Einstein, ecco l’Aula K con stampanti 3d e robot

Si chiama Cosmic Flower. Pochi mesi fa è stata esposta al museo Maxxi di Roma durante la mostra Gravity. Immaginare l’Universo dopo Einstein. Ma è stata anche a Firenze e a Delhi in India. La curiosità? L’installazione artistica, realizzata con tasselli di plastica chiamati ‘knupferli’, arriva da Cagliari. L’autore è Simone Masala, un passato da ideatore di giochi di ruolo e un presente da esperto in didattica ludica. Assieme a Barbara Pitzanti, tramite l’associazione Laboratorio K, insegna a ragazzi e bambini che per imparare non basta studiare ma lo si può fare, a volte meglio, giocando.

Nello stand del FestivalScienza di Cagliari la loro ‘Aula K’ è un microcosmo che spazia dalle costruzioni alle stampanti 3d ai robot. È uno sguardo al futuro prossimo che si sta affacciando in questi anni. Lo dimostrano gli scacchi, un flauto, elementi di costruzioni simili alle Lego interamente stampati da loro. “Le nostre attività si basano soprattutto sul gioco – spiega Barbara Pitzianti – insegniamo ai ragazzi tante cose che la teoria fatta a scuola rende più difficili. Pensiamo alle costruzioni che facciamo durante i laboratori con ingegneri e architetti. I ragazzi dopo aver capito quali sono i punti deboli di una struttura sono in grado di disegnare e realizzare con una stampante 3d gli elementi per rendere la costruzione stabile”. Mentre parla indica una colonna grigia ad altezza d’uomo: “Questa viene direttamente da Hong Kong, collaboriamo con tanti paesi del mondo ad esempio Cina e Germania. Ci inviano prototipi che noi utilizziamo per sperimentare nuovi modelli didattici applicati alle scuole”.

Insomma un laboratorio innovativo per scoprire, giocando, logica, creatività, arte e robotica. “Sì, facciamo anche laboratori di elettronica insegnando la robotica educativa. I ragazzi imparano a creare semplici robot in grado di seguire un percorso tracciato con il colore nero. Li disegnano loro in 3d al computer, li stampano e poi li assemblano”. L’esempio lo fornisce Simone mentre insegna a una classe di quarta elementare concetti come input e output applicati all’elettronica. “È una lezione di logica booleana che facciamo anche con i bambini di prima elementare – spiega – gli insegniamo a realizzare un sistema in grado di funzionare senza essere programmato ma che svolge funzioni complesse. Si chiama gate logico”. È Semplice: basta una scheda madre di pochi centimetri, due cavetti, un caricabatterie per smartphone, dei sensori, un interruttore e una lampadina per creare un sistema in grado di far funzionare citofoni o apri porte. Il risultato è sorprendente anche per i più grandi. “Studiare formule matematiche può essere noioso – conclude Simone-, il gioco e la creatività invece possono appassionare di più i ragazzi e portarli ad apprendere meglio. E magari in futuro diventano ingegneri esperti di robotica”.

Andrea Deidda

Diventa anche tu sostenitore di SardiniaPost.it

Care lettrici e cari lettori,
Sardinia Post è sempre stato un giornale gratuito. E lo sarà anche in futuro. Non smetteremo di raccontare quello che gli altri non dicono e non scrivono. E lo faremo sempre sette giorni su sette, nella maniera più accurata possibile. Oggi più che mai il vostro supporto è prezioso per garantire un giornalismo di qualità, di inchiesta e di denuncia. Un giornalismo libero da censure.

Per ricevere gli aggiornamenti di Sardiniapost nella tua casella di posta inserisci la tua e-mail nel box qui sotto:

Related Posts
Total
0
Share