Giornata Alzheimer, nuove terapie pure nell’Isola: meno farmaci, più emozioni

Una bambola da accudire come se fosse un bambino. Perché in realtà il paziente crede di avere in braccio magari il nipotino. O un viaggio in una stanza trasformata in uno scompartimento del treno. Con un televisore che simula il paesaggio dal finestrino. Soluzioni creative, ma servono per diminuire gli stati di agitazione per i pazienti affetti da Alzheimer. Sono alcune delle nuove terapie non farmacologiche per attenuare sofferenze e ansia degli ospiti dei centri sanitari affetti dalla patologia degenerativa che attacca memoria e ricordi. E che può portare depressione, problemi di comportamento, incapacità a prendersi cura di sé. La fantasia al servizio dei pazienti. Ma con effetti misurabili, spiegano gli esperti invitati al centro diurno don Orione di Selargius in occasione della giornata dell’Alzheimer (ieri 21 settembre). Tanti gli esperimenti: dicono ad esempio che lo stato di agitazione, con la bambola o con il viaggio “da fermi”, passa o può passare. E che può essere diminuito il dosaggio dei farmaci. Con evidenti ricadute anche sul bilancio del sistema sanitario. Non solo. Le terapie non farmacologiche – che naturalmente possono affiancare quelle a base di farmaci – possono aiutare i familiari del paziente. E gli operatori delle strutture che ospitano i malati di Alzheimer. La therapy doll (la tecnica della bambola), nel centro diurno che ospita il convegno, è già materia dei corsi di specializzazione e aggiornamento di chi si deve occupare dei pazienti. “È una finzione utile- spiega Ivo Cilesi, psicopedagogista che collabora come consulente anche con il ministero della Salute a Cuba – serve a far riemergere l’area affettiva-emozionale: il paziente crede davvero di avere con sé un bimbo. E riscopre il suo istituto materno o paterno, calmandosi”. La bambola non è un giocattolo qualsiasi: deve avere precise caratteristiche che riguardano materiale e posizione degli occhi. Deve avere anche le braccia aperte. “Abbiamo riscontri oggettivi e misurabili- garantisce Paolo Putzu, geriatra- sulla validità anche scientifica di queste pratiche”. Come dire: il gioco e la finzione sono al servizio della salute. Valgono e sono sempre utili altre tecniche come la musicoterapia e la pet therapy. Ma prende sempre più piede anche il viaggio virtuale. “Basta poco – spiega Cilesi – si tratta solo di trasformare una stanza in uno scompartimento dei treni di una volta con cappelliera e poltrone che consentono di guardarsi in faccia. Anche i familiari possono essere coinvolti. E si entra nel clima del viaggio: si può chiacchierare, leggere o dormire”. Già, perché esistono anche i viaggi notturni, particolarmente adatti ai pazienti che non riescono a prendere sonno. “Siamo andati sui treni- continua Cilesi- a filmare il paesaggio che scorre dai finestrini. Può essere trasmesso quello che è più in sintonia con i gusti del paziente”.

Stefano Ambu – Ansa

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