Dalle miniere del Sulcis il gas argon: così svelerà i misteri dell’universo

La miniera di Seruci della Carbosulcis al centro di una ricerca di livello internazionale che punta a scoprire la materia oscura dell’universo. Si chiama ‘argon‘ il gas naturale che potrebbe rivelarsi fondamentale per lo studio della materia oscura dell’universo, una delle incognite maggiori per gli scienziati del settore. È al centro del progetto Darkside 20k condotto dall’Istituto nazionale di fisica nucleare (Infn) che coinvolge università e partner internazionali in collaborazione con il progetto ‘Aria’ di cui fa parte la Regione. E collega con una linea immaginaria il Colorado (Stati Uniti), la miniera di Seruci nel Sulcis e i laboratori di fisica del Gran Sasso.

A spiegare il progetto questa mattina, davanti agli studenti delle scuole superiori coinvolti nel FestivalScienza in corso a Cagliari, è il responsabile Cristiano Galbiati (Physics Department Princeton University e Gran Sasso Science Institute): “Negli ultimi 20 anni abbiamo scoperto che l’universo è dominato da due entità oscure, in contrasto tra loro ma a noi sconosciute. Non conosciamo le leggi fisiche che dominano queste materie che tra l’altro non interagiscono con la luce, non la emettono né la assorbono. Capirle sarà un lavoro molto complesso, è probabile che ci voglia un’altra generazione di ricercatori o anche cento anni per arrivare a una scoperta di questo genere. Quello che cercheremo di fare sarà catturare la materia, cioè fotografarla, e studiarla in laboratorio”. Per questo l’argon sarà fondamentale perché permette di separare il segnale della radioattività ambientale dal possibile segnale della materia oscura. “L’argon purissimo di cui abbiamo bisogno lo troviamo sottoterra nel Colorado ma soprattutto qui in Sardegna che ha una lunga storia mineraria”.

In particolare l’argon verrà estratto da una zona vulcanica del Colorado, successivamente purificato e distillato nelle infrastrutture in fase di costruzione presso la miniera della Carbosulcis poi portato nei laboratori d’eccellenza dell’istituto nazionale di fisica nucleare del Gran Sasso dove avverranno gli studi. “Il nostro progetto – prosegue Galbiati – consentirà di far rivivere la miniera del Sulcis che ha già le strutture adatte. Attraverso un processo di distillazione a meno 200 gradi si riesce a separare l’argon dall’ossigeno ma in futuro gli impianti consentiranno la produzione di isotopi speciali utilissimi nelle cure mediche”.
Del progetto si occupa anche Walter Bonivento della sezione cagliaritana dell’Infn: “Il processo di distillazione avverrà in una colonna di 350 metri che verrà installata nei prossimi mesi. A Seruci però ci sono già un grande condensatore e un bollitore in superficie che consentiranno nel giro di un mese di eseguire i primi test. Da gennaio si prevede di proseguire con gli esperimenti”.

Andrea Deidda

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