Le tute anti-Covid, ospedali sprovvisti: la Giunta diceva che andava tutto bene

Ci risiamo. Per un’altra volta ancora, dopo il balletto di marzo sulle mascherine che prima c’erano, diceva la Regione, invece poi si è scoperto che andavano ancora ordinate. A distanza di due settimane, quel copione si è ripetuto. Il conto non è tornato di nuovo: a crollare sono stati i toni trionfalistici della Giunta. La forbice temporale nella quale va collocata la mancata disponibilità di Dpi (dispositivi di protezione individuale) comincia agli inizi di questo mese. Oggi si aggiunge l’ultimo tassello. E i contorni della differenza tra situazione reale e narrazione politica diventano ancora più cupi, se si considera che in Sardegna l’84,7 per cento dei contagi è avvenuto sinora tra ospedali e Rsa.

Ma andiamo con ordine. Il 6 aprile sulla pagina FacebookChristian Solinas_presidente’ vengono pubblicati tre post a distanza di poche ore. Precisamente alle 10,13, alle 11,19 e alle 13,01. Nel primo si legge: “Oggi è una giornata importante per la Sardegna impegnata a fronteggiare l’emergenza da Coronavirus. È appena arrivato nell’Isola un carico di 1.400 casse di dispositivi di protezione. Questo primo approvvigionamento di materiale sanitario sarà distribuito immediatamente al personale degli ospedali e agli operatori che sono in prima linea per combattere questa battaglia. Si tratta di un risultato importante reso possibile dall’organizzazione della Regione che, attraverso la Protezione civile sarda e la Centrale di committenza ,è riuscita a reperire in sicurezza nel mercato questi dispositivi e a monitorarne il trasporto in condizioni di oggettiva difficoltà”.

Alle 11,19, il secondo post: “Allestito alla Fiera di Cagliari il nuovo centro logistico straordinario di Protezione Civile della #Sardegna, dove riceveremo e smisteremo h24 tutti i dispositivi di protezione individuale e le attrezzature acquisite per fronteggiare l’emergenza. Da qui partiranno in tempo reale verso i presidi di tutta l’Isola mascherine, tute, calzari, occhiali, ventilatori polmonari, monitor e quanto altro necessario a combattere il Covid-19. Avanti Sardegna, Fortza Paris!”. Alle 13,10 un’altra clip: “Arrivati a Cagliari primi due tir di dispositivi di protezione individuale scortati dagli agenti del nostro Corpo forestale e di Vigilanza ambientale. Si procede con lo scarico e l’immediato trasferimento dei contingenti a tutte le strutture sanitarie dell’Isola, coordinato dalla Protezione civile regionale! Avanti Sardegna, Fortza Paris!”.

Sembra davvero la marcia ingranata. Definitivamente. Soprattutto a garanzia della salute del personale ospedaliero, visto che in quei giorni è già notizia il numero record dei contagi tra medici, infermieri e oss, ciò che vale il peggior dato d’Italia. Sull’arrivo dei carichi di Dpi a Cagliari è dedicato spazio anche sul sito ufficiale della Regione, nel quale viene condiviso il primo post di Solinas. Quello delle 10,13.

Il 10 aprile, sempre sulla pagina social della Regione, si torna sull’argomento. “La Protezione Civile regionale sta provvedendo alla distribuzione dei Dpi ai Comuni e alle strutture socio-sanitarie, secondo i fabbisogni raccolti da Anci Sardegna. La Regione si è impegnata a reperire sul mercato il maggior numero possibile di mascherine e dispositivi di protezione individuale, che sono prioritariamente destinati ai volontari, agli operatori dell’assistenza domiciliare, alla polizia municipale e agli ospiti e operatori delle strutture non Rsa”. Insomma, un altro messaggio che si muove sulla linea della massima tutela della salute. E di certo, visti i toni trionfalistici, nulla fa presagire quanto succede la domenica di Pasqua, appena due giorni dopo.

Come raccontato anche da Sardinia Post, domenica 12 aprile il vicegovernatore del Friuli Venezia Giulia, Riccardo Riccardi, fa sapere di aver inviato nell’Isola, prendendolo dai propri magazzini, “un carico di materiali sanitari e di dispositivi di protezione individuale, in particolare tute”. Riccardi svela un dettaglio su cui la Regione non solo aveva taciuto, ma addirittura diffuso una narrazione opposta a quanto in realtà stava accadendo. “Martedì (13 aprile, ndr) – ha scritto il numero due della Giunta friulana – il sistema sanitario sardo sarebbe andato in estrema sofferenza di tute e altri dispositivi, rischiando di chiudere alcuni ospedali. Così ieri abbiamo immediatamente organizzato un trasporto d’emergenza e riaperto temporaneamente l’aeroporto di Ronchi dei Legionari. Abbiamo quindi caricato sui sedili quanto più materiale possibile sull’aereo giunto da Cagliari, che è poi rapidamente ripartito. Quella al Covid-19 è una lotta che accomuna tutti gli italiani e siamo orgogliosi di aver potuto aiutare i sardi che, nonostante la distanza, hanno con la nostra Regione un legame forte”.

A questo punto è dovere della Giunta chiarire che fine stanno facendo tutti quei carichi di Dpi arrivati il 6 aprile. Quasi 1.500 casse su cui la Giunta ha gongolato, salvo poi scoprire che alcuni ospedali sardi rischiavano il collasso. Addirittura la chiusura, come spiegato dal vicegovernatore Riccardi. Del resto, a leggere i post pubblicati sulla pagina di Solinas prima e della Regione poi, si fa riferimento sia alle mascherine che ai Dpi, categoria in cui rientrano le tute arrivate dal Friuli. Quindi non può esserci stato alcun fraintedimento sul fatto che i due termini siano stati usati come sinomini (cosa che peraltro sarebbe sbagliata). Dai post si capisce chiaramente che si parla di differenti tipi di attrezzature. Materiali che sino al 10 aprile sembravano abbondare. Invece così non era e non è. E visto il dato pazzesco dei contagi negli ospedali e nelle Rsa, non c’è da stare tranquilli.

Ma tant’è: oggi da Roma è arrivato un altro carico di mascherine e filtranti facciali, spedito dalla Protezione civile. Solinas, nel punto stampa di ieri, ha detto la Sardegna ha dovuto chiedere aiuto al Fruili visti i ritardi nelle spedizioni dalla Capitale. Ma come raccontato da Riccardi, negli ospedali sardi mancavano soprattutto tute. Quindi nulla a che vedere coi dispositivi arrivati oggi.

Alessandra Carta
(@alessacart on Twitter)

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