Carcere di Uta. 1/2 VIDEO: neonati e bambini usati come corrieri della droga

A Uta si smercia droga. La portano le famiglie dei detenuti nei giorni dei colloqui. Il prezzo di una dose è triplicato.

Hascisc e cocaina, soprattutto, nascoste nei pannolini dei neonati o messe indosso ai bambini. Nel carcere di Uta arriva così la droga. “Il consumo e lo smercio tra detenuti esiste, inutile nasconderlo, ci sono volte che le sostanze stupefacenti sfuggono ai controlli”, dice il direttore Gianfranco Pala. E la conferma arriva pure da Alessandra Uscidda, il comandante degli agenti penitenziari.

Dunque sono gli innocenti, loro malgrado, a far finire in carcere fumo e polvere bianca. “L’eroina viene consumata in quantità decisamente inferiori”, fa sapere Pala. Ma poco cambia. A Uta gira droga perché è alto il numero dei tossicodipendenti. “In controtendenza rispetto al trend nazionale – continua il direttore – la stragrande maggioranza dei nostri detenuti è in carcere per reati connessi allo spaccio e al traffico di sostanze stupefacenti”. La percentuale è del 65 per cento e “comprende comunque anche imputati e condannati per furto”. Nel resto della Penisola non si supera il 43 per cento.

Il carcere consegna uno spaccato sociale: l’alleanza delle famiglie contro le regole dello Stato. “S’impegnano in tanti a portare la droga fino a qui, nei giorni dei colloqui: fratelli, sorelle, mogli, compagne, madri, nipoti, zii e cugini. Ci provano tutti. A volte anche gli stessi detenuti, di ritorno dai permessi premio”, osserva il direttore.

Nell’androne della sala colloqui, non a caso, “c’è un fasciatoio“, spiega la Uscidda. “Abbiamo dovuto fare di necessità virtù: il controllo dei pannolini è diventata prassi, perché questo è uno stratagemma diffuso”.

In questo video, l’intervista a Gianfranco Pala: è uno stralcio dell’analisi sulla questione della droga.

Dentro il penitenziario, il mercato delle sostanze stupefacenti non segue dinamiche diverse da un normale scambio economico: vista la bassa offerta e l’alta domanda, il prezzo è elevato. “Una dose – va avanti il direttore – si acquista a un costo che arriva a essere tre volte maggiore rispetto a quello esterno”. E ci sono quelli che la droga “la pagano con pacchetti di sigarette”.

La battaglia è tra disperati. “Chi sta in cella – sottolinea ancora Pala – non è più in astinenza, la terapia col metadone, se è stata fatta, è conclusa. Ma il vizio non si cura”. E sarà per questo che il direttore non crede né alla soluzione dell’indulto né a quella dell’amnistia. “Sono entrambi due palliativi. Ripeto: le devianze non si combattono con la legge, servirebbero percorsi specifici”.

Alessandra Carta
(@alessacart on Twitter)

La foto, scattata all’interno della casa circondariale, è di Roberto Pili.

LEGGI ANCHE: 1/1 Suicidi e autolesionismo. Il direttore: “Solo dimostrativi”

1/3 L’aneddoto del direttore su Riina: “Falso come un Giuda”

1/4 FOTOGALLERY: la quotidianità dietro le sbarre

Diventa anche tu sostenitore di SardiniaPost.it

Care lettrici e cari lettori,
Sardinia Post è sempre stato un giornale gratuito. E lo sarà anche in futuro. Non smetteremo di raccontare quello che gli altri non dicono e non scrivono. E lo faremo sempre sette giorni su sette, nella maniera più accurata possibile. Oggi più che mai il vostro supporto è prezioso per garantire un giornalismo di qualità, di inchiesta e di denuncia. Un giornalismo libero da censure.

Per ricevere gli aggiornamenti di Sardiniapost nella tua casella di posta inserisci la tua e-mail nel box qui sotto:

Related Posts
Total
0
Share