Abbanoa, chiesti pareri legali a raffica: in 6 mesi spesi oltre 70mila euro (+Iva)

Settantamila euro più Iva (e oneri vari). È questo il costo dei pareri legali che in sei mesi i Cda di Abbanoa ha ‘ordinato’ a professionisti sardi e non. Il grosso della cifra, pari a 60mila euro, è stato utilizzato per far confermare da professionisti esperti la validità della strategia contabile su cui il presidente Gabriele Racugno sta sfidando il governatore Christian Solinas, che è il rappresentante legale della Regione, ovvero il maggior azionista di Abbanoa con oltre il 70 per cento di quote (il resto se lo dividono i Comuni).

Come raccontato ieri da Sardinia Post, Racugno, messo lì proprio da Solinas, si è smarcato dal presidente per sposare la linea di Riformatori e Sardegna 20/venti, gli uni rappresentanti sino a tre settimane fa dall’assessore Roberto Frongia (deceduto due giorni prima di Natale), la seconda entrata in Abbanoa con l’amministratore delegato Fernando Ferri, che è pure componente del Cda e si è autovotato per fare anche il direttore generale. Il tema della contesa è il bilancio 2019, la cui approvazione è in ritardo di sette mesi. Un’oscenità per la più grande spa pubblica dell’Isola.

La strategia contabile che sta spaccando il centrodestra riguarda la cancellazione dei conguagli regolatori: sono i crediti sui consumi che la spa vanta con gli utenti. Se stralciati dal bilancio 2019, Abbanoa chiederebbe l’esercizio 2019 con una perdita di dieci milioni, quando invece la società può benissimo concludere l’anno con un utile di nove milioni. Ecco: per sostenere quella strategia, il Cda – con i soli voti di Racugno e Ferri (si astiene sistematicamente l’altro consigliere Franco Piga) – ha chiesto i pareri legali a raffica, costati 60mila più Iva e oneri. Invece sarebbe bastato che i vertici di Abbanoa si interfacciassero con Egas, l’ente di controllo presieduto da Fabio Albieri e che visto l’atteggiamento della gestione Racugno si è rivolto a uno dei massimi esperti italiani in contabilità pubblica, lo Studio professionale Enrico Passerini. Il quale ha bocciato su tutta la linea la scelta di stralciare dal documento contabile i conguagli regolatori (clicca qui per leggere la relazione di Passerini).

Altri 10mila euro di soldi pubblici, Racugno e Ferri li hanno utilizzati per chiedere lumi sul triplo incarico di Ferri. In quelle seduta, di dicembre 2020, Piga si era opposto in segno di sfiducia verso l’azione dei due colleghi. Di fatto Ferri si era autovotato. Non solo: il suo stesso voto era risultato decisivo, assumendo una posizione in cui il conflitto di interessi cava gli occhi a un cieco. Ecco quindi l’idea di Racugno: chiedere un parere legale per capire se e quanto l’azione di Ferri sia censurabile.

La valutazione sul caso è stata affidata a un professore romano esperto di Diritto commerciale. Tale Giuseppe Ferri (ma non parente dell’amministratore delegato), il quale ha dato ragione a Racugno, manco a dirlo. Tanto che il presidente di Abbanoa, nell’Assemblea dei soci convocata per il 26 gennaio, ha inserito al punto 3 dell’ordine del giorno, la governance della spa. Quindi anche la ratifica alla delibera con la quale Fernando Ferri diventerebbe pure direttore generale e non solo amministratore delegato a consigliere del Cda. Arrivando a una retribuzione annua di 200mila euro. Per inciso: Ferri il professore insegna la stessa materia di Racugno, quando lavorava nell’ateneo di Cagliari. E proprio in virtù di quelle sue conoscenze Solinas lo ha indicato come presidente. Ovvero non è chiaro il motivo per cui Racugno abbia chiesto il parere legale a un collega esperto nella sua stessa materia, spendendo dei soldi pubblici.

Ecco infine i 1.700 euro – sempre più Iva e oneri – che Racugno ha fatto spendere ad Abbanoa per far valutare la sua posizione. Come noto, il presidente del Cda è in pensione. E proprio per via del trattamento in quiescenza che già percepisce, dovrebbe fare il capo del Cda di Abbanoa senza prendere un centesimo. Lo ha stabilito anche la Corte dei conti della Sardegna, rispondendo a un quesito presentato dal sindaco di Irgoli, Giovanni Porcu, alla guida della Commissione per il controllo analogico, ovvero il cane da guardia di Abbanoa sul fronte dei Comuni-azionisti (leggi qui).

Ma Racugno a quell’orecchio non ci sente. E infatti si è fatto pagare pure il compenso di dicembre. Cioè un dodicesimo dei 50mila annui che vanno corrisposti per il suo incarico, secondo lo Statuto della società. In questo caso il parere legale è stato chiesto all’avvocato di Cagliari Umberto Cossu, uno su cui il centrodestra sembra avere particolare fiducia. Su Cossu Sardinia Post aveva già scritto un approfondimento lo scorso giugno (leggi qui, anche se questa è un’altra storia).

Per tornare ad Abbanoa, a Palazzo, ma anche tra i sindaci dei Comuni-azionisti di Abbanoa, i pensieri ricorrenti di queste ore sono due. Uno riguarda il ruolo di Stefano Tunis, fondatore di Sardegna venti20 e consigliere regionale, ex di Forza Italia. Tunis è l’uomo della Saras in Regione. Fernando Ferri è un ex Saras, così come un altro manager che bazzica nell’assessorato all’Industria, assegnato da Solinas a Sardegna 20venti. A riprova del fatto che sulla partita Abbanoa tanti sembrano essere gli interessi in gioco. Quelli dichiarati e quelli ancora da capire (leggi qui). Di sicuro Tunis è uno di quegli alleati che sta lavorando per servire la trappola a Solinas. Tunis vuole che Racugno e Ferri restino in Abbanoa. A differenza dello stesso governatore e del Psd’Az.

L’altro pensiero ricorrente è cosa stia aspettando Solinas a fare come a ottobre diceva il suo capogruppo Franco Mula. Ovvero a chiedere a Racugno un “sussulto di dignità” e fare un passo indietro. Cioè rassegnare le dimissioni. Possibilmente tenendosi per mano con Ferri (Fernando, non il professore di Roma).

Alessandra Carta
(@alessacart obn Twitter)

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