VIDEO. Sardigna call Paris contro il riscaldamento globale

Un messaggio alla Cop 21, la conferenza di Parigi che cerca soluzioni – non senza difficoltà o dubbi sull’efficacia dei negoziati in corso – al problema del cambiamento climatico arriva anche dalla Sardegna. Un video-denuncia, quello firmato dal laboratorio sociale Sardigna Terra bia tenuto a battesimo dalla fisica Vandana Shiva lo scorso luglio ad Abbasanta, che parte da due considerazioni di stretta attualità: guerre, atti di terrorismo, migrazioni forzate ed economia basata sui combustibili fossili sono facce della stessa medaglia. Mentre, dall’altra parte, il massiccio uso dei combustibili fossili nei settori dell’industria e dell’agricoltura porta all’aumento di fenomeni meteorologici incontrollabili come le alluvioni del 2008 e del 2013 che tanti sardi ricordano. Per questo occorre abbandonare il modello di sviluppo basato sul petrolio in favore di un’altro, di tipo circolare,  che pone al centro il rispetto della terra, ricordano i promotori dell’iniziativa. In quest’ottica, il laboratorio ha anche sottoscritto il “Patto tra cittadini per proteggere il pianeta” presentato dalla dottoressa Shiva ai margini della conferenza parigina sul clima.

Nei 5 minuti di video non manca un focus sulla situazione dell’Isola, il cui sistema di produzione energetica – basato essenzialmente su carbone e derivati del petrolio (quando non scarti di raffinazione) rilascia 800 gr di Co2 per kwh di energia prodotta ovvero quanto India, Cina e Australia, i peggiori inquinatori del pianeta.

Non c’è solo la C02, ma tutti gli altri inquinanti sprigionati dalla combustione di fonti fossili e rifiuti – industriali e non-  che fanno della Sardegna una delle terre più inquinate a livello italiano con i suoi 445.000 inscritti nei due siti d’interesse nazionale per bonifica del Sulcis-Iglesiente-Guspinese e di Porto Torres, ricorda il video. Gli effetti di tipo sanitario  – precisa Sardigna Terra bia, che firma il documento insieme a Isde Medici per l’ambiente  – sono preoccupanti: se si pensa che in queste aree e si riscontrano eccessi di mortalità per tutte le cause.

Non mancano poi i poligoni militari, veri e propri simboli, insieme alle ciminiere industriali – dell’attuale sistema di warfare basato proprio sull’accapparramento delle materie prime. Stando così le cose, anche l’economia dell’Isola ne risente: il dato più impressionante proviene dagli addetti del settore primario, passati dal 51% ad inizio anni 50 al 5,5% dopo decenni di incontrollata industrializzazione. Anche per questo motivo preoccupano le richieste di nuovi permessi di sfruttamento di idrocarburi liquidi e gassosi nel mar di Sardegna e di risorse geotermiche in terraferma. Le richieste, almeno a livello regionale, del laboratorio sono chiare: nuovo piano energetico, nuove modalità di gestione dei rifiuti e  rilancio del settore primario secondo le modalità dell’agricoltura biologica. Vale a dire “suolo, non petrolio” come nuovo paradigma.

 

 

 

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