Rubrica ‘Duello al sole’, Nicola Comerci: “La legge Sicurezza esprime la paura”

Nicola Comerci, editorialista di Sardinia Post magazine, commenta la legge Sicurezza per ‘Duello al sole‘, la nuova rubrica del nostro giornale che su uno stesso tema mette a confronto due firme (l’altra, per questa prima puntata, è Bruno Murgia). La riflessione di oggi è sull’opportunità – o meno – di fare ricorso alla ‘disobbedienza civile’.

A colpire della diatriba sindaci/ministro a proposito del cosiddetto “decreto sicurezza” è l’assenza di una riflessione sulle più ampie condizioni di senso che lo hanno generato.

A ben guardare, infatti, nel posizionarsi tra i fautori del rispetto della legge ad ogni costo e, per converso, tra i sostenitori di un’obiezione di coscienza legittimata dal contrasto tra legge e norme applicative, si perde di vista l’elemento di fondo che il decreto stesso sottende, e cioè l’idea di Paese che esprime e veicola.

Nel momento in cui a prevalere nel dibattito pubblico è il desiderio di ridurre gli spazi di accoglienza, ne consegue una visione del Belpaese che intende restringere lo spazio di disponibilità ad estendere il proprio essere-comunità.
Laddove il problema di fondo di un decreto si configura in termini di ricerca di limiti e confini, il risultato in termini di riflessione sullo stato di una nazione appare, paradossalmente, proprio quello di non saper più essere tale, e cioè appunto nazione, da intendersi come entità di popolo dotata di specifiche caratteristiche. Se il nostro Paese fosse ancora una nazione, non avrebbe infatti paura di aprirsi e di continuare ad essere, come sempre è stato, crocevia di popoli e culture. Anzi, proprio da tale incrocio ha derivato la propria peculiarità estetica e culturale, come fulcro naturale della storia del Mediterraneo.

Ma ora evidentemente non è così, o non lo è per tutti. Se a solleticare l’attenzione pubblica è un decreto che mira a porre specificazioni e cavilli sull’opportunità o meno di accogliere, significa che qualcosa in Italia è cambiato, e di certo non in meglio.

Non si tratta di intervenire per regolare, così come in gioco non c’è di certo l’obbligo a o meno di rispettare le leggi. La questione sul tavolo è di certo un’altra, e cioè il futuro di un popolo che non sa più essere comunità culturale e politica.

Nicola Comerci

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