Zurru, l’amministratore dell’Igea allo sfascio, nominato commissario liquidatore

E’ Giovanni Battista Zurru, l’attuale presidente,  il commissario liquidatore dell’Igea Spa, società in house della Regione sarda, da  che la Legge Regionale n. 4 del 15 gennaio 2014 ha trasformato nella Arbam ( Agenzia Regionale Bonifiche Ambientali e Minerarie ). La nomina è avvenuta ieri durante l’ultima seduta della Giunta Cappellacci. L’ultima di una lunga serie di nomine partorite al fotofinish durante la campagna elettorale.

La nomina di Zurru a commissario liquidatore era già nell’aria da qualche tempo. Un aria pesante, raccontano i dipendenti, in un’azienda dove lo scollamento tra operai e rappresentanze sindacali si è fatto più marcato.  Lo dimostrano le spontanee iniziative di questi ultimi giorni messe in atto da semplici lavoratori, senza nessuna bandiera, come il blocco ai cancelli di mercoledì scorso a Campo Pisano, quando si è sfiorata la rissa tra i dipendenti che volevano protestare e quelli che invece volevano entrare al lavoro. O il blitz di due giorni fa quando, sempre senza bandiere, un gruppo di lavoratori è andato a Cagliari, davanti al palazzo della Regione.

 “Il governatore della Sardegna – dicevano – non può non tenere conto che le responsabilità gestionali della società Igea ricadono sull’amministratore unico e sui suoi diretti collaboratori. Il Presidente Cappellacci non può nominare commissario liquidatore chi ha determinato la liquidazione della società Igea. Chiediamo che venga nominata una persona che operi nell’interesse dell’Igea e del territorio”.

La notizia della nomina di Zurru ha lasciato i dipendenti esterrefatti, senza parole. A nulla sono servite le interlocuzioni, avvenute informalmente con Cappellacci nei giorni scorsi, nelle quali gli è stato chiesto di valutare attentamente la scelta e di considerare la gestione fallimentare della società. La nuova agenzia Arbam avrà una dotazione iniziale di circa 16 milioni e 300 mila euro che dovranno essere gestiti dal commissario liquidatore per pagare i debiti, gli stipendi e programmare le future attività dell’agenzia.

Rincara la dose Anna Maria Busia, avvocato, che ha seguito da vicino le vicende Igea, anche lei presente alla protesta  in Viale Trento: “Il governatore non può nominare l’attuale amministratore unico perché non può non tener conto delle osservazioni della Corte dei Conti sulla disastrosa gestione della Società Igea anche per responsabilità evidenti della Regione. E’ sufficiente richiamare i problemi legati ai bilanci 2011, 2012 e 2013, la rottamazione a prezzi irrisori di mezzi e macchine: jumbo, terne, caterpillar, oltre l’assenza delle bonifiche”.

“La Corte dei Conti – continua la Busia – ha evidenziato che una parte consistente dei trasferimenti operati dalla Regione al di fuori di rapporti contrattuali di servizio con le Società in house (tra cui l’Igea), sono stati destinati ad organismi partecipati in perdita o addirittura in stato di liquidazione, contravvenendo a specifici divieti imposti dal legislatore statale e regionale”. La legale evidenzia anche che l’Igea, a fronte di una perdita nel 2011 pari a circa 10 milioni e mezzo di euro, ha ricevuto risorse, non per contratti di servizio, pari ad Euro 12.925.570,36 nel 2011 e ad Euro 17.070.010,85 nel 2012. Ossia trasferimenti finalizzati esclusivamente a ripianare i debiti accumulati.

“Tra i crediti verso altri, scrive il collegio sindacale della società, sono compresi circa 206 mila euro per recupero oneri all’esodo agevolato, circa 23 mila euro di buoni pasto degli ultimi tre mesi del 2012 e circa 16 mila euro per spese di rappresentanza”. “ Come e quando, si chiede l’avvocato Busia, chiederanno ai dipendenti “esodati” di restituire le somme percepite?”.

“ E’ palese che è mancata l’attività di indirizzo e di controllo, conclude il legale, anche nei conferimenti degli incarichi e nelle assunzioni in alcuni casi incomprensibili. L’assoluta leggerezza con cui la Regione sarda ha gestito la vicenda Igea ha portato la società al tracollo con un incredibile sperpero di denaro pubblico. Senza per questo dimenticare l’imbarazzante gestione dei siti minerari dismessi. A fronte di tutto ciò Cappellacci ha preferito premiare chi ha portato la società al tracollo”.

Carlo Martinelli

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