“Le riconversioni, la storia insegna, hanno sempre prodotto il deserto. Quindi, per risolvere la vertenza Alcoa, dobbiamo fare in modo che la stessa Alcoa continui a produrre in Italia. Ci sono le condizioni per riaprire le trattative, anche perché il costo dell’energia (attualmente a circa 30 euro/megawattora), non è mai stato così basso ”.
L’ha detto il segretario nazionale della Uilm Mario Ghini durante l’affollatissima assemblea generale che si è tenuta a Portovesme, la prima dopo rottura delle trattative per l’acquisto con la svizzera Klesch.
Gli fa eco Gianni Venturi, della segreteria nazionale della Fiom: ” La vertenza Alcoa è una vertenza nazionale ma, al contempo, è una trattativa anomala perché chi vende, l’Alcoa, mette a disposizione del compratore una ingente somma di denaro, circa 80 milioni di euro. E’ una trattativa anomale anche perché, forse, la multinazionale americana non ha nessuna fretta di cedere lo stabilimento. E’ necessario capire quali sono i veri intendimenti di Alcoa per verificare se esistono ancora le condizioni per una sua permanenza in Italia e metterla davanti ad una scelta. Non possiamo permettere, comunque, che siano loro a dettare le regole per la cessione dello stabilimento”.
Il riferimento è alle precedenti trattative andate a vuoto con la società Aurelius e con la svizzera Glencore, proprietaria della Portovesme s.r.l., la prima perché ritenuta da Alcoa inaffidabile e la seconda perché, sembra, abbia intavolato i negoziati con i sindacati e con il governo senza mai interpellare la società proprietaria. “Inoltre – ha continuato Venturi – complicare le trattative i ritardi da parte di Regione ed enti locali nella realizzazione delle infrastrutture. Per esempio il porto di Portovesme”.
Marco Bentivogli, segretario nazionale della Fim Cisl, apre ad altre opzioni: “Fermo restando che la trattativa con la Klesch non la consideriamo ancora conclusa, esistono delle manifestazione d’interesse per l’area dello stabilimento da parte di un gruppo industriale italiano per una riconversione della fabbrica per la produzione di biocombustibili da biomasse che assorbirebbe gran parte del personale che operava in Alcoa”. E aggiunge: “Non abbiamo intenzione di abbandonare la partita. Infatti entro il mese di giugno organizzeremo una grande manifestazione a Cagliari, presso la Regione, che servità a preparare quella ancora più importante che si farà a luglio a Roma davanti a Palazzo Chigi”.
Manolo Mureddu, delegato Cisl degli appalti Alcoa, punta il dito contro la politica e tutte le sigle sindacali: “Assumano le proprie responsabilità perché gli operai sono stanchi di essere presi in giro. Qualcuno deve dire con chiarezza se questo settore industriale ha un futuro oppure se si vuol fare altro. L’importante è fare presto: ogni giorno che passa questo territorio perde aziende”.
Carlo Martinelli