Si cerca un’intesa sul prezzo del latte: allevatori già pronti alla mobilitazione

Tutti in attesa della definizione del prezzo del latte ovicaprino. Nell’Isola la campagna del latte è appena partita – il mese scorso – ma i prezzi al litro si conosceranno solo nei primi giorni di febbraio. È alto però l’allarme dei produttori per le quotazioni che già sembrano essere troppo basse.

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Nei giorni scorsi a Cagliari l’assessore dell’Agricoltura uscente, Pierluigi Caria, ha convocato intorno a un tavolo tutti gli attori della filiera per tentare di trovare un accordo da suggellare in un documento finale sottoscritto da tutti, e sarebbe la prima volta in Sardegna.

Sul documento, su cui si era cominciato a lavorare dal mese di dicembre, si cerca il punto di caduta e l’intesa che tuteli il latte ovino sardo e stabilisca un prezzo equo per tutti gli attori. Imporre un prezzo è necessario per non sottostare alle oscillazioni del mercato del pecorino romano e non scendere sotto il livello di guardia.

In Sardegna a determinare il prezzo pagato ai pastori per ogni litro di latte finora non è stato altro che il mercato, quello del Pecorino romano, dove finisce la maggiore quantità di latte ovino prodotto nell’Isola. Ed è su questo che ogni anno si alimentano le guerre tra gli allevatori, produttori di latte, e i trasformatori, cooperative e industriali.

In particolare gli allevatori sostengono  che il regime di monocultura del pecorino romano comporta frequentemente un eccesso di produzione e causa le crisi che i trasformatori scaricano addosso ai pastori, abbassando il prezzo del latte, oggi valutato circa 60 centesimi al litro, cioè circa trenta centesimi al di sotto dei costi di produzione.

Proprio i pastori nei giorni scorsi aspettavano il ministro delle Politiche agricole, Gianmarco Centinaio, che, per colpa di un impegno improvviso, ha dovuto lasciare subito la Sardegna. Loro però, guidati da Felice Floris, portavoce del Mps (Movimento pastori sardi) hanno voluto mandare un video messaggio attraverso Facebook.

A Centinaio i pastori volevano spiegare la situazione e le ragioni dell’oscillazione verso il basso del prezzo del latte e degli agnelli. La politica deve mettere mano alla mancata contrattazione, che adesso è a senso unico. “Attenzione, noi sappiamo arrabbiarci perché a tutto c’è un limite. Combatteremo e porteremo la battaglia fino infondo. Alla fine conteremo i feriti ma porteremo a casa i risultati. Diciamo basta alla sopraffazione di poche persone su migliaia di pastori».

I pastori hanno anche pubblicato il documento con le richieste che avrebbero voluto sottoporre al ministro: vigilanza affinché il Consorzio di tutela del Pecorino romano Dop si attenga al rispetto delle quote di produzione già stabilite dal regolamento interno approvato dal ministero dell’Agricoltura; il finanziamento di un ammasso volontario di 20 mila quintali di Pecorino romano per favorire ai produttori una graduale immissione nel mercato; impedire anche attraverso l’utilizzo della “moral suasion” che singoli trasformatori acquistino più latte a loro necessario con il preciso intento di riversare l’eccedenza non trasformata al fine di creare inflazione nel mercato, obbligando i produttori primari a svendere il loro latte.

Secondo Mps “in Sardegna la zootecnia ovina da latte è costituita da circa 15mila allevamenti con oltre tre milioni di capi ovini e da circa tremila allevamenti con oltre 330mila capi caprini e rappresenta il principale aggregato zootecnico della Sardegna”.

Ognuno di questi capi ovini produce annualmente “oltre 120 litri di latte, per cui la produzione complessiva del comparto si attesta ai 350-380 milioni di litri di latte, che trasformati portano a una produzione totale di formaggi pari a circa 590mila quintali di formaggi. Così ripartiti: 160-170 milioni di litri a Pecorino Romano Dop, 130 milioni di litri circa ad altri formaggi, 10-11 milioni a Pecorino Sardo Dop e 4-5 milioni a Fiore Sardo Dop che hanno mosso un fatturato di circa 400 milioni di euro pari al 25 per cento del fatturato agro-industriale regionale – scrive Mps – la Sardegna è il più importante produttore nazionale di latte ovino caprino, più di due terzi (68 per cento) ovino nazionale e oltre la metà del latte caprino sono prodotti in Sardegna e occupa tra diretti e indiretti circa 100 mila persone”.

Nei prossimi giorni ci sarà un altro incontro al tavolo regionale, dove parteciperà come sempre anche il nuovo nato Oilos, l’organismo inter professionale sul settore ovino, un’associazione senza scopo di lucro composta dai rappresentanti delle attività economiche connesse alla produzione del latte ovino e alla trasformazione dei prodotti lattiero-caseari riconosciuta con decreto del ministro Gian Marco Centinaio il 10 dicembre scorso. Dal tavolo che riunisce produttori e trasformatori si attende la definizione, una volta per tutte del prezzo del latte.

Marzia Piga

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