Protesta contro i nuovi tirocini Aspal: ‘Le imprese speculano sui disoccupati’

“La continua promozione dei tirocini con costi bassissimi per le imprese o addirittura a costo zero generano un effetto sostituzione dei contratti regolari in favore di questi stage finendo per occultare con l’attività formativa veri e propri rapporti di lavoro subordinati”. Lo denuncia in una nota Marco Contu, responsabile della pagina Facebook ‘Cambiamo le regole sui tirocini’, in riferimento al nuovo bando a sportello presentato due giorni fa dall’assessora al Lavoro, Alessandra Zedda (sono 800 posti per disoccupati over 30), e da Massimo Temussi, direttore dell’agenzia regionale Aspal.

Attraverso una serie di dati, Contu mette in evidenza “il trionfalismo ingiustificato’ da parte di Regione e Aspal. “L’andamento quantitativo dei tirocini in Sardegna – prosegue Contu – coincide con i programmi di finanziamento pubblici alle imprese. Nel 2017 sono stati attivati 8.418 tirocini con una variazione rispetto all’anno precedente del +59,7 per cento, mentre nel 2018 la cifra è rimasta pressoché stabile con 8.343 attivazioni. Un picco storico coinciso con l’avviso pubblico del luglio 2017 e terminato nell’autunno 2018, permettendo alle imprese di reclutare per oltre un anno tirocinanti alla modica cifra di 150 euro contro i 400 standard previsti dalle Linee guida regionali e non applicati“. Parallelamente i tirocinanti sono sottopagati rispetto alle mansioni che vengono loro affidate.

Ancora dalla nota di Contu: “Secondo i dati del nostro Osservatorio, tra gennaio e maggio 2019 l’Aspal, tramite i suoi Centri per l’Impiego, ha attivato 1.292 tirocini”. Il dato è tuttavia parziale perché a questo numero andrebbero aggiunti gli stage “gestiti da soggetti promotori diversi dall’agenzia e autorizzati dalla normativa regionale, ma la cui attività non è presa pubblica non essendo l’Aspal il principale soggetto promotore”. Contu non solo fa notare che solo questo dettaglio sul mancato accesso ai dati è un elemento negativo, ma sopratutto sottolinea come gli stage del 2019 siano “una cifra relativamente bassa che riflette il minor utilizzo in assenza di programmi speciali”.

Contu smonta poi le cifre date da Tremussi, secondo il quale “il 58 per cento dei tirocini sono stati trasformati in rapporti di lavoro, di cui il 40 per cento in contratti a tempo indeterminato”. Contu scrive: “A parte che si tratta di dati non essere verificabili, sebbene alla precedente commissione Lavoro del Consiglio regionale abbiamo chiesto di renderli pubblici, ma sulla percentuale indicata da Temussi non è resa nota né la base numerica né la qualità dei contratti di lavoro. Peraltro lo stesso dato, letto da una prospettiva diversa, ci dice che solo il 23 per cento dei tirocini si è trasformato in un contratto a tempo indeterminato”. Infatti quel 40 per cento si riferisce al 58 per cento di tirocini totali.

“Noi intanto continuiamo la battaglia per cambiare le regole sui tirocini e renderle più stringenti, in un mercato del lavoro che di incentivi fiscali e di strumenti di flessibilità alle imprese ne offre fin troppi – precisa ancora Contu -. Che sottolinea: se tutta la Commissione Lavoro e la Giunta regionale precedenti hanno innalzato un muro di gomma contro le nostre richieste, promettiamo che anche alla nuova Giunta faremo sentire la nostra voce, a cominciare dalla richiesta di riportare la durata massimo del tirocinio a sei mesi, di aumentare l’indennità di partecipazione e stabilire un divieto chiaro di attivazione di tirocini per tutta una serie attività lavorative a bassa specializzazione”.

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