Prezzo latte, i pastori non arretrano: “Pronti a denunciare gli industriali”

I pastori sardi non arretrano sugli 80 centesimi al litro concordati a Tramatza mercoledì 20 febbraio e si dicono pronti a denunciare gli industriali per violazione del decreto legislativo sulla libera concorrenza. Così si legge in una lunga nota con la quale gli allevatori – attraverso Gianuario Falchi, uno dei delegati in tutti i tavoli della trattativa – attaccano duramente l’assenza degli industriali dal vertice di ieri a Roma. Il tavolo, convocato al ministero delle Politiche agricole, doveva essere il proseguo di quello avviato in Prefettura a Cagliari il 16 febbraio scorso. Invece il confronto è finito su un binario morto.

“Il comportamento degli industriali è inqualificabile“, si legge nell’incipit del post pubblicato alle 16 sulla pagina Facebook ‘Pastori di Sardegna’. Falchi ha stigmatizzato l’assenza degli industriali facendo notare che a Roma si sarebbe dovuta discutere la controproposta approvata dai pastori a Tramatza e che due giorni fa ha fissato in 80 centesimi la “retribuzione minima” del latte, ancorando il futuro aumento alle quotazioni del pecorino romano in modo da ottenere una reale maggiorazione sino ad arrivare a un euro.

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“In una situazione di emergenza economica e sociale in cui le aziende di ovini stanno mettendo a rischio non solo il reddito di quest’anno ma anche il loro capitale di bestiame – scrive Falchi (nella foto) – gli industriali si permettono di non partecipare al tavolo dopo aver fatto (nel vertice di Cagliari) una proposta che prevedeva un miserabile aumento da 60 a 72 centesimi. Questo senza alcuna garanzia di una griglia che porti il prezzo rapidamente ad almeno un euro, come hanno deciso a Tramatza più di mille allevatori”.

Il vertice di ieri a Roma, convocato al ministero delle Politiche agricole, è saltato proprio per l’assenza degli industriali che hanno ‘mandato’ il direttore di Assolatte, Massimo Fiorino, per far dire solo che loro “non avevano nulla da dire” perché oltre i 72 centesimi non sarebbero andati (leggi qui). Di fatto una dichiarazione di guerra ai pastori che, rispettando i tre giorni di tempo concordati in Prefettura a Cagliari, si sono espressi con una posizione unitaria sulla retribuzione minima a 80 centesimi. E quella si sarebbe dovuta discutere ieri a Roma.

Falchi osserva peraltro che la crisi del comparto seguita al crollo del prezzo del latte ovino è dovuta “a colpe legate alla mancata programmazione da parte dei trasformatori e in particolare degli industriali” a cui va imputata la “sovrapproduzione di Pecorino romano”, nella misura del “60 per cento”, scrive ancora Falchi.

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Il comunicato pubblicato a nome dei pastori continua così: “Ci siamo seduti al tavolo (di ieri a Roma) portando una proposta ragionevole che si articolava su due punti: uno riferito esclusivamente alla campagna in corso”, quello appunto degli 80 centesimi; l’altro che riguarda “la programmazione delle campagne future”, con la griglia che lega il prezzo del latte alle quotazioni del ‘romano’. “Il tutto – spiega ancora Falchi – prevedeva un percorso da concordare con gli industriali considerando che, a seguito degli interventi da parte dei ministeri degli Interni e delle Politiche agricole, così come di Regione e Banco di Sardegna, sono attesi forti incrementi delle quotazioni nei prossimi mesi”. Il riferimento è ai 50 milioni di fondi pubblici che verrebbero utilizzati per acquistare le eccedenze di pecorino romano, in modo da far risalire il prezzo del formaggio e quindi quello del latte.

Falchi ha scritto ancora: “A Roma la nostra proposta non l’abbiamo neppure potuta discutere perché gli industriali non si sono presentati. Questo atteggiamento dilatorio non danneggia solo i pastori ma tutta la filiera, perché di fatto rallenta l’avvio delle misure di sostegno del comparto. Dunque oltre al danno della mancata programmazione dell’anno scorso gli industriali perseverano a provocare danni all’economia della Sardegna”.

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A questo punto un nuovo appello dei pastori: “Nonostante ciò siamo ancora disponibili a presentarci al tavolo che sarà convocato dal Prefetto di Sassari. Speriamo il prima possibile, per ripresentare la nostra piattaforma”. Segue una sottolineatura: “Se gli industriali dovessero continuare a snobbare i tavoli di confronto, ci troveremo costretti a chiedere l’annullamento dei contratti in essere per la palese violazione dell’articolo 62, comma 2, del decreto legislativo 1/2012, il quale vieta ‘qualsiasi comportamento del contraente che, abusando della propria maggior forza commerciale, imponga condizioni contrattuali ingiustificatamente gravose, ivi compresi prezzi particolarmente iniqui o palesemente al di sotto dei costi di produzione'”.

Dagli allevatori arriva infine un ringraziamento “a tutte le istituzioni nazionali e regionali che hanno consentito l’avvio del tavolo e della trattativa, la quale ha subìto un grave arresto per colpe non imputabili al loro impegno”.

Al. Car.
(@alessacart on Twitter)

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