Prezzo del latte, un’authority privata per regolare il mercato

Per superare la crisi nel settore lattiero-caseario occorre mettere insieme tutti i soggetti che compongono la filiera per governare il mercato senza dover ricorrere alla mano pubblica della Regione e neppure ai contributi. E’ questo l’obiettivo dell’organizzazione interprofessionale che nascerà in Sardegna sotto la spinta di un ordine del giorno approvato la scorsa settimana dal Consiglio regionale e illustrato questa mattina da alcuni dei promotori: Efisio Arbau (Sardegna è già domani), Giuseppe Cuccu e Franco Sabatini (Pd).

Il modello del cosiddetto Patto del latte punta a spostare il valore aggiunto dalla commercializzazione alla produzione e trasformazione, mettendo assieme pastori, aziende agrozootecniche, associazioni di categoria, industriali e consumatori. Il progetto è finalizzato anche a commercializzare il prodotto, valorizzando le produzioni e regolando l’offerta di formaggi generici e di quelli a denominazione di origine protetta (Dop) e di indicazione geografica protetta (Igp). Ora la palla passa alla Giunta regionale che dovrà predisporre una legge per definire le modalitrà di costituzione dell’organizzazione interprofessionale che dovrà accogliere non meno di 30.000 soggetti, oggi legati a doppio filo al solo prezzo del pecorino romano sul mercato statunitense.

“Abbiamo un settore agricolo e pastorale che oggettivamente ha un ruolo determinante per la nostra economia e rappresenta quel settore che può portarci fuori dalle secche della crisi – spiega Arbau – Sarà un mercato regolato dagli stessi attori, produttori, industriali e cooperative, che vedono il 50% del prezzo incamerato dal settore commerciale. Ora – incalza il consigliere – la Giunta deve portare avanti l’attività diplomatica dopo 20 anni di guerre, con la novità che oggi tutti sono d’accordo sul fatto che da questa crisi o si esce insieme o non se ne esce”. Senza questa Authority privata quest’anno il prezzo del latte pagato ai pastori si avvicina ai 75 centesimi, ma la speranza è di portarlo più vicino all’euro. “Si tratta di una sorta di accordo di solidarietà – sottolinea Cuccu – con la ripartizione del valore aggiunto tra produttori, trasformatori e consumatori”. “Questo modello operativo – aggiunge Sabatini – deve fare da apripista per altri settori, ripartendo anche il rischio d’impresa”.

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