Porto canale, speranze per i lavoratori: “Licenziamenti scongiurati, per adesso”

Pasqua di relativa tranquillità per i 700 lavoratori, compreso l’indotto, del porto canale di Cagliari: scongiurata per il momento l’ipotesi della messa in liquidazione della Cict, la società del gruppo Contship concessionaria della gestione dello scalo industriale di Macchiareddu. La buona notizia è che all’ordine del giorno della prossima assemblea dei soci, fissata per il 30 aprile, c’è la ricomposizione delle perdite: un elemento che apre uno spiraglio sulla permanenza di Cict nel capoluogo sardo.

Per ora il temuto consiglio d’amministrazione di Cict-Contship in programma oggi a Milano dopo l’assemblea, è stato rinviato. Il Cda avrebbe dovuto prendere una decisione in merito alla possibilità di mettere in liquidazione la società. Lo slittamento arriva all’indomani del tavolo romano al ministero dei Trasporti chiesto dal governatore Christian Solinas e convocato dal viceministro Edoardo Rixi per studiare soluzioni che facciano superare la crisi e mettere in sicurezza i 700 lavoratori coinvolti.

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L’assemblea odierna si è aperta con la relazione della presidente di Contship Cecilia Battistello. “Sono state evidenziate le perdite del 2018, confermate nel 2019. Ma il dato più importante è che per il momento i licenziamenti sembrerebbero scongiurati”, spiega all’Ansa Salvatore Mattana, presidente del Cacip, il Consorzio industriale della provincia di Cagliari, socio della Cict con l’8 per cento di quote. Altro segnale positivo il possibile parziale ripensamento di Hapag Lloyd, colosso dei trasporti: potrebbe mantenere almeno una parte dei suoi traffici nel porto del capoluogo. Una porzione molto limitata rispetto al passato, ma almeno non sarebbe il temuto smantellamento. Cauti i sindacati: Cgil e Uil che parlano di Cda interlocutorio. Tavolo nazionale aperto, ma il Cacip cerca anche una soluzione regionale con un incontro con l’Autorità portuale e assessorati per sbloccare tutti i problemi amministrativi (compresi quelli con la Soprintendenza) che frenano possibili nuovi interventi e per superare gli ostacoli per il decollo di Zone economiche speciali (Zes) e Zona franca.

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