Pensionati in piazza contro la manovra del Governo nazionale, una manifestazione organizzata da Cgil, Cisl e Uil davanti a tutte le prefetture d’Italia. Con bandiere e volantini in duecento si sono ritrovati a Cagliari in piazza Palazzo (nella foto Ansa), anche per consegnare una lettera indirizzata al presidente del Consiglio, Giuseppe Conte. La richiesta è quella di un’apertura di un confronto su sanità, non autosufficienza, previdenza e fisco.
“Riteniamo inaccettabile – si legge nel documento firmato dalle sigle confederali – il metodo del Governo che fa cassa, attraverso il mancato adeguamento all’inflazione, sulle pensioni sopra i 1.522 euro lordi al mese e altera così il principio di uguaglianza e ragionevolezza causando una discriminazione che in termini reali determina pesanti effetti sul potere d’acquisto”. La situazione tocca da vicino 7 milioni di italiani. Ma l’assenza di misure a favore delle pensioni più basse interessa circa 300mila sardi che percepiscono tra i 680 e gli 800 euro al mese. “Si aggiungano – dice all’Ansa Maria Bonaria Atzori, segretaria territoriale di Cisl – coloro che vivono con appena 500 euro o le donne vedove che hanno una reversibilità di 200 euro”.
Così Marco Grecu, segretario regionale Spi Cgil: “Si continua a parlare di garanzie del potere di acquisto, ma evidentemente non è così. Noi chiediamo che l’aumento delle pensioni sia indicizzato al costo della vita: questo accade solo in minima parte con una ricaduta di appena dodici euro all’anno”. Ma quello che fa davvero paura sono – spiegano i sindacati – i tagli agli enti locali. “In Sardegna – dice Rinaldo Mereu, segretario regionale Fnp Cisl – 26.690 famiglie hanno usufruito del Reddito di inclusione sociale. Domani ci saranno ancora? In questa manovra recessiva non si affrontano i problemi ma assistiamo al peggioramento dei territori più deboli”.