Pecorino romano vola fino in Giappone, con il ‘Jefta’ si spalanca il mercato

Entra in vigore domani il più importante accordo commerciale tra l’Unione europea e il Giappone che ha come cuore l’export di formaggio italiano. In particolare il Pecorino romano, prodotto per oltre il 90 per cento con latte sardo. Con l’avvio del Jefta (Japan-Eu free trade agreement)- firmato il 17 luglio a Tokyo, che faciliterà gli scambi commerciali tra Sol Levante ed Europa in tanti settori ma soprattutto quelli agroalimentare e automobilistico – verrà eliminato circa il 90 per cento dei dazi (soprattutto su molti formaggi, carni suine, pasta, passata di pomodoro, vini) che pagano ogni anno le imprese europee che esportano in Giappone.

Per l’Assolatte “il progressivo taglio delle barriere tariffarie, in particolare per i formaggi duri, oggi assoggettati a un dazio che sfiora il 30 per cento del loro valore, aprono prospettive molto positive per i prodotti caseari italiani, già molto apprezzati dai consumatori nipponici”. Nel 2018, precisa Assolatte, le imprese italiane hanno esportato in Giappone oltre 10mila tonnellate di formaggi, il 9 per cento in più rispetto all’anno precedente. In valore l’export sfiora i 68 milioni di euro.

L’Italia è il primo fornitore europeo di formaggi in Giappone e il quinto al mondo. Grazie all’accordo saranno tutelate in Giappone dieci delle 44 Indicazioni geografiche italiane, oltre al Pecorino romano anche asiago, fontina, gorgonzola, Grana padano, mozzarella di bufala campana, Parmigiano reggiano, Pecorino toscano, Provolone Valpadana, taleggio.

L’esportazione di formaggi in Giappone è già da tempo in crescita, come sottolinea il presidente del Consorzio di tutela del Pecorino romano, che ha sede a Macomer, Salvatore Palitta: “Il 2017 è stato finora l’anno di maggior crescita degli scambi con il Giappone – spiega – l’apertura e l’agevolazione sui dazi è importante e aggiunge opportunità ai nostri canali di vendita: a Tokio spopolano i ristoranti italiani ed è questo il nuovo canale di vendita”.

Ma non è tutto rosa: “L’accordo commerciale è uno strumento importante ed è importante che siano state inserite le indicazioni geografiche, ma bisogna tenere alta l’attenzione sulla contraffazione, l’accordo lascia spazio alla possibilità di produttori di paesi terzi di inserirsi, senza garanzie di qualità e provenienza dei prodotti”.

LEGGI ANCHE: Prezzo del latte, convocato il tavolo: “Ultima occasione per un accordo”

Marzia Piga

 

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