Senza una soluzione alternativa alle centrali a carbone presenti in Sardegna, l’Isola rischia di rimanere al buio dal 2025. Ne sono sicuri i sindacati del settore che questa mattina, con una piccola delegazione – decimata dall’assenza di posti sui voli per la Capitale – hanno partecipato al presidio davanti al Mise organizzato dalle segreterie nazionali di Cgil, Cisl e Uil.
Le tre sigle sindacali lamentano di non essere state coinvolte nel primo tavolo di confronto tra il sottosegretario allo Sviluppo Economico, Davide Crippa, e le aziende elettriche Enel, Eph e Terna. Per i sindacati, secondo quanto si apprende, è stato invece fissato un vertice a parte il 17 giugno. “Credo che occorra mettere in campo iniziative di mobilitazione, se è questo il peso che il Governo dà al problema nella sua interezza – dice Francesco Garau della Filctem Cgil – Per la Sardegna in particolare, dove il 70% del fabbisogno elettrico è dato dalle centrali a carbone, serve una soluzione per la transizione: il metano. La metanizzazione attraverso la dorsale servirebbe a sopperire al fabbisogno di produzione ed evitare la perdita di miglia di posti di lavoro”. Garau ricorda poi che “il restante 30% di energia è prodotta da centrali fotovoltaiche o eoliche”, ma anche che gli attuali impianti a carbone servono “per modulare la rete”.
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