Miniera di Silius, la fine di uno spreco: liquidatore firma per fusione con Igea

La Fluorite di Silius, una delle spa che alla Regione ha procurato più rogne, è stata fusa con Igea, ovvero la ‘madre’ di tutte le società pubbliche attive nel settore minerario sardo. A centrare la missione è stato il commissario liquidatore Aldo Cadau, nominato ad agosto 2012 dall’allora assessora all’Industria, Alessandra Zedda, proprio per evitare che la Corte dei Conti, dopo svariate segnalazioni, allungasse definitivamente la scure del danno erariale.

Cadau (nella foto) ha completato la procedura di liquidazione questa mattina, davanti al notaio Enrico Ricetto e ai funzionari della Regione. Roba da spumante. La spa avrà la sua partita Iva ancora per sessanta giorni, dopo di che la sua esistenza sarà solo un ricordo. Di sprechi e milioni buttati al vento, tanto da far aprire, un decennio fa, anche un’inchiesta alla Procura di Cagliari. E parallelamento Bruxelles aveva avviato una procedura d’infrazione chiedendo la restituzione di una montagna di soldi usciti dalla casse pubbliche per un rilancio mai avvenuto.

La Fluorite spa era nata per gestire la miniera di ‘Genna tres montis’ nel Gerrei, nel sud dell’Isola. In totale 670 ettari a cavallo tra i Comuni di Silius e San Basilio. Un destino che, a partire dagli anni Sessanta, è stato legato soprattutto alla famiglia di Carlo Giulini, il conte padre di Tommaso, attuale presidente del Cagliari calcio, nonché proprietario della Fluorsid. Perché dal Gerrei la materia prima estratta sarebbe dovuta finire nello stabilimento di Macchiareddu, alle porte del capoluogo, dopo un passaggio nella vicina laveria di Assemini. Un ciclo produttivo che si è arrestato con la crisi dell’industria chimica (oggi la fluorite viene acquistata all’estero). I cento chilometri di gallerie sono invece rimasti sul gruppone della Regione, socio unico della miniera.

Nel 20111 a libro paga dalla Fluorsid c’erano ancora 129 persone, messe in cassa integrazione per qualche anno. Tanto che da allora e sino all’arrivo del commissario Cadau i conti della società si erano alleggeriti. Il costo del lavoro era  sceso per qualche tempo: 2.808.000 euro nel 2009, 2.306.000 nel 2010 e 2.400.000 nel 2011. Poi l’improvvisa risalita nel 2012, a quota 3 milioni, proprio per la fine degli ammortizzatori sociali.

In sette anni i dipendenti sono diventati 38, passati tutti in Igea con la fusione siglata oggi. Gli altri sono stati prepensionati, perché avevano raggiunto l’età, o hanno lasciato il lavoro con l’esodo incentivato. Soluzioni che non hanno intaccato il bilancio della spa. La gestione di Cadau si è infatti conclusa con un utile di 38.583 euro. Il costo dei salari si è abbassato, nell’ultimo esercizio, sino a un milione e 374mila euro. Dalle vendite dei servizi la socierà ha incassato, al 31 dicembre 2018, 3.091.935 euro. Il documento contabile vale in totale 3.284.136 euro.

Prima delle firma odierna i conti della spa sono passati al vaglio non solo dell’assessorato all’Industria, ma anche dell’Ufficio legale della Regione. È stata infatti la direttrice generale, Alessandra Camba, a mettere la penultima firma che ha sancito la fusione. Di fatto un sigillo sulla regolarità della procedura portata avanti al commissario Cadau e dall’amministratore unico di Igea, Michele Caria. Il primo impiego dei trentotto lavoratori sarà comunque quello di mantenere in sicurezza le gallerie della miniera, dove i carrelli si sono fermati una dozzina di anni fa. (al .car.)

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