Si chiama Vagemas il progetto che ha compiuto un anno e si occupa di valorizzare le mandorle sarde, ingrediente base di moltissimi dolci tipici dell’Isola ma sempre meno reperible. Per questo Sardegna Ricerche, in collaborazione con l’agenzia regionale Agris e Porto Conte Ricerche, nel 2018 ha avviato una serie di iniziative tese alla valorizzazione della coltivazioni isolane. Un bilancio verrà fatto giovedì 26 settembre a Sassari, nella sede di Promocamera (a partire dalle 10). Sarà anche l’occasione per “continuare a promuovere la tutela della mandorlicoltura”, si legge in una nota.
Finora a Vagemas hanno aderito quattordici aziende, di cui sette sono agricole e altrettante alimentari. Questo perché i produttori di dolci sardi, nel corso degli anni e vista la scarsità delle mandorle isolane, si sono visti costretti a utilizzare quelle californiane, sebbene siano univocamente considerate meno gustose e di peggiore qualità. L’obiettivo del progetto Vagemas è proprio quello di sostenere la coltivazione delle mandorle sarde, anche da parte delle stesse imprese dolciare.
Questo l’elenco delle quattordici aziende di Vagemas: Hivu di Oliena; Mendula di Sorradile; Marco Massaiu Azienda agricola di Oliena; Paola Spina di Villamassargia; Campidano Finest di Villasor; Azienda agricola Prisca San Sperate; Azienda Pallione di Gino Paolo Sulis, sede a Cagliari; Biscottificio Corronca di San Sperate; Esca Dolciaria di Dorgali; Vita Verde di Orosei; Antico dolce selargino, sede a Selargius; Cannas Vincenzo Azienda agricola di Loceri; Pasticceria Dolci tipici di Gavina Delogu, sede a Ittiri; Muxurida di Samatzai. Ciascuna impresa ha avuto un preciso ruolo che è stato e continuerà a essere monitorato.
Da Sardegna Ricerche spiegano che “le imprese sarde possono aderire in qualunque momento”. Per informazioni si può mandare una mail. I referenti sono la responsabile scientifica Daniela Satta (emaildsatta@agrisricerca.it) e Graziana Frogheri (emailgraziana.frogheri@sardegnaricerche.it).
In Sardegna è cominciata nel Novecento la coltivazione delle mandorle sarde su ampia scala, “soprattutto nel retroterra di Cagliari e nell’agro di Sanluri, epoca in cui mandorlo era il fruttifero più coltivato, con seimila ettari in colture specializzate e cinquemila in coltura promiscua”, riporta l’Italian botanical heritage, specializzata nel censimento del patrimonio floristico del nostro Paese. “A partire dagli anni Cinquanta il lento declino: la SArdegna è stata scalzata da Sicilia e Puglia”. Le varietà più antiche e comuni di mandorle sarde sono: ‘Arrubia’, ‘Cossu’, ‘Olla’, ‘Troito’ ‘Schina ‘e Porcu’.
[Foto da Il giornale del cibo]