Galsi addio. Nuovo rinvio di un anno

Quello che non hanno potuto le proteste, le raccolte di firme, i comitati, l’hanno ottenuto le leggi del mercato: il Galsi – il gasdotto Algeria, Sardegna, Toscana – non si farà. La decisione non è definitiva, se ne riparlerà tra un anno, ma a appare molto improbabile che possa essere modificata visto che si fonda su una ragione strutturale: il crescente controllo russo sul mercato energetico europeo accompagnato da un calo dei prezzi che rende per l’Algeria poco remunerativo l’investimento.

D’altra parte non è il primo rinvio. E’ già accaduto due volte, ora per ragioni tecniche, ora per ragioni finanziarie. Ma probabilmente anche per altre ragioni non dichiarabili ufficialmente, ma sostanziali. Come l’inchiesta della procura di Milano per corruzione internazionale che ha determinato l’iscrizione nel registro degli indagati dello stesso presidente dell’Eni Scaroni.

Fatto sta che la gassificazione della Sardegna, considerata uno strumento indispensabile per rendere competitive nell’isola le attività econoiche che hanno un alto consumo di energia, slitta ancora. Sono passati dieci anni da quando la società Galsi nacque dall’incontro tra la società algerina Sonatrach (41,6%), l‘Edison (20,8%), l’Enel produzione (13,5%), il gruppo Hera (10,4%) con la partecipazioe della Regione sarda attraverso la Sfirs (che detiene una quota dell’11,6%).

In attesa della formalizzazione della fine del progetto Galsi, si ragione su soluzione alternative. Una di queste è la realizzazione di un gasdotto est dalla Toscana alla Sardegna. L’altra è la costruzione nell’Isola di impianti di rigassificazione almentati da navi metaniere.

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