‘Fermo’ delle pecore, pastori contro: “Proposta indecente, è una trappola”

La valutazione più gentile parla di proposta “indecente ed eversiva”, c’è chi la giudica una “trappola per gli allevatori”, chi pensa sia una “manovra per portare alla chiusura le piccole aziende agropastorali” dell’Isola e chi è convinto che la misura sarà “sfruttata dai furbi che prenderanno i soldi e basta”. La proposta di legge sul ‘fermo’ degli ovini, depositata in Consiglio regionale da tre consiglieri di Forza Italia, primo firmatario Giuseppe Talanas, sta scatenando una valanga di polemiche social da parte degli allevatori, nonostante l’accoglienza positiva e di apertura da parte dell’assessora regionale dell’Agricoltura, Gabriella Murgia.

Sulla pagina Facebook dove si danno appuntamento i pastori del movimento spontaneo (quello che lo scorso anno fu a capo delle proteste nella vertenza di febbraio sul prezzo del latte), si susseguono commenti di ogni tipo al testo della legge che propone il blocco di una parte della produzione di latte, così da non eccedere con l’offerta e far lievitare il prezzo al litro. “Ci danno soldi per non produrre, così usciamo dal mercato e allora sì che sarà la fine”, scrive qualcuno. “Vogliono farci chiudere e toglierci da mezzo, siamo troppo piccoli per competere sul mercato”, scrive un altro. A supportare questa tesi le stesse parole dell’assessora Murgia che nei giorni scorsi, aprendo alla possibilità di discussione sulla legge proposta, ha evidenziato, però, come problema del settore e ostacolo alla crescita del prezzo del latte proprio l’eccessiva frammentazione delle imprese, con la prevalenza di aziende che conducono allevamenti di piccole e piccolissime dimensioni. “Condizioni che rendono impossibili le economie di scala e non consentono di affrontare la variabilità dei costi di produzione, determinata anche dall’andamento dei mercati internazionali, e di avere un potere contrattuale adeguato con le industrie di trasformazione del latte”, aveva precisato l’assessora.

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Il movimento spontaneo dei pastori aveva già fatto sapere la propria posizione, per voce di Nenneddu Sanna, uno dei tre al vertice del gruppo, durante il convegno a Nuoro dei giorni scorsi in cui si è parlato della proposta. “Sono contrario, stiamo facendo passi indietro – aveva spiegato Sanna -. In altri Paesi si fa di tutto per incrementare la produzione e qui vogliamo bloccarla”. Ma è quasi unanime la posizione contraria. Per Roberto Congia, del Mps (Movimento pastori sardi) che con Felice Floris tante battaglie ha portato avanti negli anni, l’unica nota positiva è che “si siano messi a discutere del problema”. Ma di certo “quella non è la soluzione, perché rischia di compromettere il patrimonio genetico ovino sardo”, spiega Congia a Sardinia Post. “È il concetto di base che è sbagliato, non si possono dare soldi per non produrre, semmai va riconosciuto il valore e il ruolo che il pastore ha come custode dell’ambiente e del territorio”, spiega ancora l’allevatore di Sanluri.

Il riferimento è all’articolo 2 della proposta di legge che nel dettaglio per “temperare gli effetti dannosi creati dal perdurare del fenomeno della vendita sottocosto del latte e degli altri prodotti ovicaprini, preso atto della inefficacia delle soluzioni ad oggi poste in campo per il riequilibrio economico degli scambi tra produzione e industria di trasformazione”, prevede come “misura eccezionale” per ridurre le eccedenze produttive, che la Regione, per il periodo 2021-2023, eroghi alle aziende ovicaprine in allevamento estensivo e semiestensivo 71,50 euro per ogni capo ovino di razza sarda, di età compresa tra 12 e 48 mesi, sottratto alla produzione di latte ed alla fecondazione, nelle aziende fino a 384 capi. Il finanziamento scende a 51,50 euro a pecora per le aziende con più di 384 capi.

Se le pecore non producono invecchiano e terminati i tre anni del contributo ci si ritroverà con greggi vecchi e improduttivi –  sottolinea Congia -. Semmai un incentivo dovrebbe essere dato agli allevatori come riconoscimento della figura di custode dell’ambiente, siamo un presidio per il territorio. Senza i 12mila pastori sardi molte zone resterebbero deserte e incontrollate, sarebbero in balìa degli incendi come sta succedendo in questi giorni in Australia”. Per gli allevatori però il testo non è interamente da buttare. “Se ne può discutere, ma va modificato a livello sostanziale”, conclude Congia.

Marzia Piga

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