Fermo delle pecore, i pastori divisi: “Nessuno può parlare a nome di tutti”

“Iniziative personali da cui ci dissociamo”. Queste parole, pronunciate dai rappresentanti dell’associazione ‘Più Sardegna’, Antonello Brodu, Roberto Mulvoni e Alessio Atzeni, aprono una crepa nel mondo dei pastori impegnati a contrastare la proposta di legge, raccontata in un articolo di Sardinia Post, sul blocco di una parte della produzione del latte. A finire nel mirino sono i due rappresentanti del movimento spontaneo, Nenneddu Sanna e Gianuario Falchi, che non “sono riconosciuti come leader e nemmeno portavoce dei pastori sardi”. Sanna e Falchi, infatti, hanno criticato aspramente la proposta di legge depositata in Consiglio regionale da tre consiglieri di Forza Italia, primo firmatario Giuseppe Talanas, avvallata anche dall’assessora regionale all’Agricoltura, Gabriella Murgia.

Una posizione in contrasto con ‘Più Sardegna’ che ha deciso di “farsi rappresentare, esclusivamente da propri delegati e coordinatori”. L’associazione difende l’operato dell’esponente della Giunta e ribadisce la “piena fiducia, non condividendo la richiesta di dimissioni, avanzata, a titolo personale e con modalità inammissibili e non condivise, dai due portavoce senza seguito e senza bandiere”. A loro, inoltre, è imputata la colpa di aver “sottoscritto, per tutti, la famosa e penalizzante griglia con accordo sul prezzo del latte fissato in 74 centesimi“.

Per quanto riguarda la proposta di legge, il giudizio è positivo e Brodu, Mulvoni e Atzieni apprezzano “il metodo del confronto e della preventiva consultazione con la base produttiva, adottato dai consiglieri”, proponendo loro alcune modifiche come “l’assegnazione di 150 euro a capo e per un solo anno”, purché l’allevatore rispetti gli impegni di “rottamazione delle pecore più vecchie e meno produttive, utilizzo dei fondi anche per regolarizzare la posizione contributiva delle loro aziende con l’Inps e l’adesione volontaria degli allevatori al programma di produzione della tipologia di agnello pesante“.

Non tarda la replica di Nenneddu Sanna e Gianuario Falchi che si definiscono “due ‘pastori’ ormai evidentemente scomodi”. “Noi – contrattaccano – vogliamo continuare a fare i pastori quelli veri e non i burattini e i tira piedi di assessori e politici, ognuno è libero di esprimere le proprie opinioni e nessuno è padrone di decidere quando e come tappare la bocca ai pastori liberi”. In particolare, Nenneddu Sanna ritiene che il comunicato di Più Sardegna “sia frutto del mio attacco all’assessore Murgia molto vicina all’associazione: abbiamo sempre fatto le cose non da soli ma con il consiglio di tantissimi nostri colleghi con il solo obbiettivo di riportare dignità al nostro lavoro. Mai e poi mai abbiamo preteso di rappresentare tutti i pastori della Sardegna, ma ci teniamo a precisare che nemmeno l’associazione Più Sardegna rappresenta tutti i pastori, in quanto rappresenta solo i loro iscritti e per questi deve parlare – osservano Sanna e Falchi – Riteniamo questo comunicato privo di ogni senso logico”.

“Il nostro intento era ed è di cercare di invertire la rotta e far scaturire da quella protesta di febbraio le regole certe per il prossimo futuro e non i soliti contentini dei vari politici di turno, che hanno il solo scopo di tenersi ben salda la poltrona – sottolineano i due portavoce – Fino ad oggi non ci siamo mai permessi di attaccare l’associazione Più Sardegna e nessun movimento, visto e considerato che non siamo ‘autoproclamati’, come sostengono loro, ma riconosciuti da quei pastori che a febbraio hanno buttato il loro latte stufi di associazioni, movimenti e politici inutili”.

In serata è arrivata anche la presa di posizione degli altri appartenenti ai cosiddetti comitati di pastori senza bandiera, cioè quelli che si riconoscono nel movimento che ha ispirato la protesta di febbraio, che hanno confermano la fiducia nei due portavoce, Nenneddu Sanna e Gianuario Falchi. “I colleghi Sanna e Falchi non sono i leader di un movimento ma sono stati indicati come portavoce, all’unanimità, in assemblee dove erano presenti fisicamente più di mille pastori con tantissimi altri che hanno partecipato tramite i social – spiegano i comitati – Non siamo abituati a contare tessere e deleghe perché abbiamo scelto sin dall’inizio di rappresentare noi stessi a prescindere dalle associazioni alle quali spesso per ragioni legate al disbrigo di pratiche ci siamo associati. Ma se proprio vogliamo contarci possiamo partire dalle denunce che abbiamo ricevuto: ad oggi sono circa mille e pare che altre siano in arrivo”.

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