Fattura elettronica, guida ai software: “Attenzione ai servizi offerti e ai costi”

Come sempre le mutazioni radicali portano con sé paure ma anche prospettive. Così la rivoluzione digitale del Fisco, con l’obbligo della fattura elettronica che interesserà – si stima – quasi tre milioni di partite Iva in Italia, circa 105mila in Sardegna, ha già solleticato il fiuto imprenditoriale delle società di servizi, di quelle che realizzano e commercializzano software gestionali specializzati (le cosiddette software house), oltre che dei consulenti e commercialisti. Un business generato che si potrà quantificare solo in futuro.

Per ora di certo c’è che da pochi giorni il Fisco ha detto stop alla carta e i documenti relativi a transazioni, prestazioni e cessione di beni o servizi tra privati (quello che riguardava la Pubblica amministrazione era già in vigore) dovranno essere emessi e ricevuti in formato elettronico (nello specifico: in Xml, con trasmissione e ricezione tramite il Sistema di Interscambio centrale, Sdi) ed essere conservati in digitale per dieci anni. Tutto questo fatta eccezione per le categorie degli esentati, tra cui gli operatori sanitari e chi è un regime Iva speciale. Chi non si adegua va incontro a sanzioni, sospese in questa fase di transizione fino al 30 giugno o fino al 30 settembre a seconda se la liquidazione Iva è trimestrale o mensile, per dare altro tempo alle aziende di dotarsi degli strumenti necessari.

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Nonostante si sapesse già da molti mesi, aziende, professionisti, partite Iva e commercialisti  – che avevano chiesto invano una proroga al legislatore – hanno cominciato la caccia alle soluzioni (software) migliori per adeguarsi all’obbligo, con un occhio attento alle economie. “C’è stato un po’ di terrorismo psicologico e oggi molte aziende, soprattutto quelle medie e piccole, hanno paura di dover affrontare nuove incombenze e costi esagerati, ma in realtà non è così: i vantaggi per tutti sono nettamente superiori ai disagi”, spiega Giuliano Di Prete, socio titolare di Sublima, software house sarda ma con clienti in tutta Italia, che presta assistenza e consulenza, oltre che ai privati, ad associazioni di categoria ed enti pubblici.

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Come si deve scegliere il software giusto e come barcamenarsi in un mercato che si è riempito di servizi che puntano a rispondere a queste esigenze? “Le prime discriminanti da tenere in considerazione riguardano il numero di fatture emesse e ricevute ogni anno (il giro d’affari della propria attività) e i servizi collaterali offerti, primo fra tutti la possibilità di conservare e gestire i documenti fiscali digitali”, spiega Di Prete. “Il vero nodo è la conservazione: una volta che si genera il documento Xml, che non è altro che un dato aperto, va trasmesso allo Sdi (il sistema di scambio centrale che raccoglie e gestisce tutti i dati fiscali), ma poi deve essere conservato per dieci anni, alcuni software danno questa possibilità, altri no”.

I prodotti informatici utili ad adempiere alle nuove regole, sono offerti da software house, soggetti istituzionali (Camere di commercio, Agenzia delle entrate), associazioni di categoria oppure da banche. Quelli messi a disposizione direttamente dal livello istituzionale, come quello dell’Agenzia delle Entrate, generalmente sono gratuiti. Poi sul mercato c’è un mondo di offerte fatto di software (per computer o app) o servizi web. Che consentono di fare poche o molte fatture, hanno la possibilità di integrarli o no con il proprio sistema gestionale oppure offrono servizi evoluti o basilari per la contabilità ed eventuali opzioni per gestire anagrafiche clienti, impostare i diversi regimi fiscali, analisi vendite e così via.

“Le piccole partita Iva, o i professionisti, per esempio potrebbero pensare che è sufficiente scaricare uno dei programmi gratuiti (per cui è richiesto solo il possesso di strumenti di identificazione digitale, quali Spid o Cns) come quello dell’Agenzia delle Entrate che consente di predisporre, trasmettere e anche di conservare le fatture elettroniche, ma spesso sono limitati al solo servizio di generazione, trasmissione e ricezione, possono essere validi per chi fattura poco, per le micro imprese”.

Per un software a pagamento, tra quelli disponibili sul mercato i costi sono molto variabili a seconda dei servizi correlati offerti: “Esistono software cosiddetti enterprise che hanno costi alti, dentro ci sono molti servizi, gestione delle commesse, degli ordini, dei fornitori, dello scadenzario, del ciclo attivo e passivo, il collegamento con i registratori di cassa – ricorda Giuliano Di Prete – poi c’è il livello intermedio, dedicato a chi prioritariamente vuole soddisfare solo le esigenze di fatturazione elettronica, ma preferisce avere anche qualche servizio aggiuntivo, soprattutto per quanto riguarda l’assistenza diretta con gli esperti messi a disposizione dalle software house che li vendono. In generale per i software a pagamento, si parla di un costo che si aggira tra i 20 e i 150 euro l’anno, con soluzioni modulari e integrabili a seconda delle necessità. La scelta va comunque fatta con attenzione, spesso i costi sono associati al numero di fatture che è possibile effettuare e trasmettere all’anno”. Tra i vari criteri di scelta, poi, uno non trascurabile riguarda il rapporto con la Pubblica amministrazione, “in quel caso è meglio scegliere software che diano direttamente la possibilità di utilizzare la firma elettronica – che non è necessaria nello scambio di fatture cosiddetto B2B (Business to Business), ma lo è per i documenti fiscali con gli enti pubblici”, consiglia l’esperto.

Anche molte associazioni di categoria hanno deciso di offrire alle proprie imprese associate i software per la fatturazione elettronica, “noi stessi abbiamo fatto convenzioni con enti come la Confcommercio Sicilia o, in Sardegna, con la Confartigianato di Nuoro”, spiega Di Prete. Anche qui attenzione: “Non ci si improvvisa, meglio appoggiarsi a software house, magari attraverso convenzioni ad hoc che offrono anche l’assistenza, che non affidarsi a chi punta solo al business e non offre soluzioni di qualità”.

Ma con l’attenzione giusta la rivoluzione non solo è praticabile, ma porta vantaggi considerevoli: “Non solo per lo Stato che l’ha introdotta e che avrà la possibilità di avere i dati fiscali quasi in tempo reale, ci sono i benefici di impatto ambientale, la riduzione dei costi (di carta, stampa, ecc), ma in una logica di sviluppo, dato che i file Xml generati dal nuovo sistema sono open data che vengono scambiati e possono essere utilizzati da tutti i soggetti coinvolti (dal fornitore fino alla pubblica amministrazione), questo interscambio di informazioni semplifica i processi di inserimento dati, consente di tagliare i tempi di lavoro, di dedicare risorse ad altro. Le tecnologie quando vengono usate e programmate bene sono d’aiuto”.

Marzia Piga

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