Dieci aziende agroalimentari a Tokyo: missione export in viaggio verso Est

Conquistare il palato dei clienti dei ristoranti Balnibarbi, la famosa catena giapponese con oltre 100 locali nelle principali città del Paese, tra questi molti ristoranti di lusso particolarmente attenti alla cucina e al cibo made In Italy. È l’ambiziosa, prossima sfida operativa del progetto Sardinia Asian Way, il pacchetto di azioni di supporto all’export dei prodotti agro-alimentari di dieci aziende sarde promosso da Confapi Sardegna e finanziato dalla Regione nell’ambito del Piano per Internazionalizzazione. L’iniziativa, che arriva dopo un anno di attività preparatorie, verrà presentata ufficialmente a Tokyo il prossimo mercoledì 10 luglio 2019 presso il ristorante “Ride” alla presenza della stampa e degli operatori specializzati, e consiste nel promuovere il graduale inserimento in un numero selezionato di ristoranti della catena nipponica del Menu Sardegna elaborato utilizzando i prodotti delle aziende partecipanti al progetto: La Casa del Grano di Elmas, CP & G di Villacidro, Itria Zafferano di Turri, Meloni Vini di Selargius, A.Dol.Sar di Elmas, Caseificio Silvio Boi di Cardedu, Fadda di Thiesi, Società Agricola Peddio di Cuglieri, Siete Fuentes di Cagliari e I Sapori di Sardegna di Lodine.

“Abbiamo voluto cogliere un’ interessante opportunità che la Regione Sardegna metteva a disposizione delle Associazioni di Categoria per favorire la aggregazione di operatori economici e supportare la loro apertura verso i mercati internazionali con l’intento di contrastare il declino generalizzato della domanda interna degli ultimi anni e cogliere opportunità di crescita e sviluppo per le nostre imprese – ha spiegato il neo presidente della associazione delle piccole e medie industrie Giorgio Delpiano -, ma non solo: volevamo con questo progetto stimolare processi di organizzazione aziendale in grado di cogliere le opportunità offerte dai mercati internazionali più promettenti ma complessi, come il Giappone, e fare sì che il fenomeno della globalizzazione non sia un processo subìto passivamente dalle nostre imprese”.

“Il Giappone è un mercato molto interessante – ha aggiunto il direttore di Confapi Sardegna, Silvana Manuritta – perché importa oltre 57 miliardi di euro di prodotti agroalimentari da tutto il mondo, di cui circa 900 milioni di euro da l’Italia, ma con grandi prospettive di crescita per il made Italy vista la forte attenzione dei giapponesi verso i nostri prodotti e vista l’entrata in vigore a febbraio scorso dell’accordo di libero scambio tra Unione Europea e Giappone che ha azzerato i dazi che gravavano su alcuni nostri prodotti: 25 per cento sulla pasta, 15 sul vino e 40 sul formaggio”. Come spiega l’associazione, i consumatori giapponesi hanno cambiato abitudini negli anni, introducendo nella loro dieta un consumo sempre maggiore di formaggi con un consumo attuale pro-capite annuo di 3 chili (contro i 23 di un italiano). Tra i prodotti agroalimentari italiani importati in Giappone figurano al primo posto il vino con il 19 per cento, segue l’olio di oliva con il 13, il pomodoro trasformato con il 9,4 e il formaggio con l’8,9.

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