Da gennaio via alla fattura elettronica: addio carta, ma partite Iva in allarme

Niente più pile di faldoni accatastate in ufficio. La rivoluzione digitale verso la sparizione dei documenti cartacei dalla pubblica amministrazione non si ferma e coinvolge anche il Fisco. È così cominciato il conto alla rovescia per il via all’obbligo dell’emissione della fattura elettronica per milioni di contribuenti in Italia, che scatterà dal prossimo 1 gennaio 2019. Una rivoluzione che, secondo le stime del governo, porterà nelle casse dello Stato 1,9 miliardi di euro di recupero di evasione fiscale dell’Iva.

Ed ecco che imprenditori, liberi professionisti, artigiani e chiunque abbia una partita Iva sono mobilitati – e preoccupati – per capire come affrontare il cambiamento di procedure e gestire il passaggio che interesserà tutte le attività commerciali italiane, con alcune eccezioni. C’è anche chi proprio non è d’accordo e chiede di posticipare al 2022 la trasformazione. Dall’obbligo sono esentati, al momento, le partite Iva semplificate, i forfettari e in genere i cosiddetti minimi, ma anche i medici e i farmacisti, le società sportive dilettantistiche che hanno incassato proventi inferiori a 65mila euro, e tutte le cessioni di beni e le prestazioni di servizi che sono rese nei confronti di soggetti non residenti, comunitari ed extra comunitari.

In tutto circa cinque partite Iva su dieci non saranno obbligate a emettere fatture elettroniche, cioè circa la metà dei 5,8 milioni di titolari di partita Iva (imprenditori individuali, professionisti, società ed enti non commerciali) in tutta Italia. A questi va poi aggiunto il milione e 732mila esercenti o artigiani che operano solo con consumatori ed emettono scontrini e ricevute fiscali. Per loro, di trasmissione telematica non si parlerà prima del prossimo 1° luglio (grandi operatori) o addirittura del 1° gennaio 2020 (tutti gli altri).

“Gli esclusi, comunque, non dovranno disinteressarsi completamente del nuovo obbligo, perché potranno comunque trovarsi a ricevere fatture elettroniche dai propri fornitori, e necessariamente queste vanno inviate per via telematica”, spiega Bernadette Dessalvi, commercialista e presidente dell’Unione giovani dottori commercialisti di Cagliari. “Questo significa che tutti dovranno cambiare le proprie abitudini, digitalizzando anche quei flussi che fino ad oggi erano manuali, ci sono alcuni passaggi formali da espletare, oltre a doversi dotare di un software apposito. Noi consulenti stiamo lavorando moltissimo in questo periodo per rendere ai clienti questo passaggio meno oneroso possibile, in termini di tempi e costi”, sottolinea Dessalvi.

Cosa cambierà. Con le nuove regole dal prossimo mese di gennaio tutte le fatture dovranno essere inviate e ricevute per via telematica (per la ricezione è sufficiente una pec) attraverso dei software appositi che “dialogano” in tempo reale con i sistemi dell’Agenzia delle entrate. Così i commercialisti e i consulenti in questo periodo hanno un gran da fare per avvisare i propri clienti e supportarli nel mettersi in regola con i prossimi adempimenti, ma il grande e innegabile vantaggio è la semplificazione e la riduzione degli sprechi di carta.

Ne è convinto Agostino Cicalò, presidente della Camera di Commercio di Nuoro: “Pur se con qualche costo iniziale che le imprese saranno tenute a sostenere, la rivoluzione digitale porta benefici, in termini di spazi e risorse di archiviazione e semplificazione delle procedure, anche nel flusso di lavoro di ciascuna azienda”. Per il presidente della Camera di Commercio “è fondamentale snellire e migliorare le procedure e risparmiare i tempi che ogni impresa dedica al rapporto con il fisco”.

A supportare le imprese in questo passaggio non solo i singoli professionisti, consulenti e commercialisti, ma anche le associazioni di categoria che sul territorio stanno organizzando specifici seminari per illustrare ai titolari di partita Iva coinvolti i cambiamenti in atto. “Per le piccole e piccolissime imprese le nuove regole potrebbero rappresentare qualche difficoltà psicologica o tecnica, ma noi cerchiamo di indirizzarli a fare i passi necessari – sottolinea Gianluca Deriu, direttore di Confcommercio Nuoro-Ogliastra – perché alla fine è una possibilità di semplificare molti processi”. “Abbiamo fatto venti seminari in un solo mese in giro per i territori proprio per dare le informazioni corrette, come la scelta dell’Sdi, il sistema di interscambio delle fatture elettroniche, ci si può affidare a quello dell’Agenzia dell’Entrate o alle diverse piattaforme private e a pagamento”.

I dubbi. C’è però un fronte aperto che potrebbe rallentare la partenza della rivoluzione digitale nel Fisco: è la privacy. Poche settimane fa il Garante della Privacy ha emesso un provvedimento chiedendo al Fisco una serie di chiarimenti relativi a criticità che riguardano il trattamento dei dati personali, esercitando un potere previsto dal Gdpr (il nuovo regolamento europeo sulla privacy). Il Garante ha evidenziato una raccolta “sproporzionata” di informazioni su cittadini e imprese da parte del Fisco, e paventato il rischio che i dati vengano usati in modo improprio da soggetti terzi. Ora su questo lavora il tavolo tecnico dove siedono Agenzia delle Entrate e Garante della Privacy con l’obiettivo di eliminare ogni possibile rischio di invasione della sfera privata dei cittadini, anche se contribuenti. Il ministro dell’Economia Giovanni Tria, spazzando via le paventate proroghe all’orizzonte, ha confermato l’intenzione di far partire l’operazione, come previsto, dal prossimo primo gennaio.

Marzia Piga

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