Già ai minimi storici, la produzione di pomodoro da industria in Sardegna è crollata del 40 per cento. Tra i maggiori indiziati i rincari dei prezzi in generale e la concorrenza estera. Eppure neanche 30 anni fa la Sardegna ne produceva intorno ai 700mila quintali, l’anno scorso, invece, appena 400.000 quintali.
“Il caro prezzi purtroppo decide il nostro piano colturale – ha dichiarato Giuseppe Onnis, presidente di Coldiretti Samassi e produttore di pomodoro da industria -. In Sardegna, pur non essendoci una filiera strutturata funziona ugualmente grazie ad un rapporto consolidato negli anni fondato sulla fiducia e rispetto reciproco tra gli agricoltori e la Casar che chiude la filiera con trasformazione e vendita. Anche quest’anno, infatti – ha aggiunto – non si è tirata indietro davanti alle difficoltà che stiamo riscontrando, anticipando il pagamento della materia prima di un mese, a ottobre piuttosto che a novembre come contrattato, ed inoltre per scelta ha portato autonomamente il prezzo da 14 euro al quintale a 15 euro, come del resto era avvenuto anche lo scorso anno quando l’aumento fu di 30 centesimi, da 12,20 euro a 12,50. Ma l’aumento incontrollato dei costi riguarda tutti, sia chi produce ma anche chi trasforma e commercializza per questo abbiamo deciso a monte di ridurre le quantità garantendo la presenza del prodotto locale ma allo stesso tempo anche la sopravvivenza di tutti gli attori della filiera”.
L’Italia – secondo le elaborazioni Coldiretti Sardegna sui dati Anicav (l’Associazione nazionale industriali conserve alimentari vegetali) – è il terzo produttore mondiale di pomodoro dopo gli Stati Uniti e la Cina e rappresenta il 14,8% della produzione mondiale e il 56,5% di quella europea. Inoltre, è il primo paese esportatore di prodotti a base di pomodoro.
“È un settore sul quale stiamo lavorando per arrivare a strutturare dei veri accordi di filiera, che sono già presenti di fatto, e consentano di rilanciarlo – ha detto il presidente di Coldiretti Cagliari, Giorgio Demurtas -. Abbiamo clima e terra adatta alla produzione e abbiamo anche tradizione. Purtroppo si scontano momenti difficili dal punto di vista economico per il caro prezzi e la concorrenza agguerrita che stanno mettendo in seria difficoltà la filiera”.