Confartigianato chiede ancora risposte sui conti della Regione. E soprattutto vuole sapere se le imprese saranno pagate dall’amministrazione di viale Trento. Dopo la polemica sui debiti dell’amministrazione aperta dall’organizzazione con tanto di conferenza stampa di replica sabato scorso del governatore Ugo Cappellacci e dell’assessore al Bilancio Alessandra Zedda, ora gli artigiani passano al contrattacco.
Tante domande e dubbi su residui passivi, patto di stabilità e Finanziaria: “La risposta che ci sono 16 milioni di debito commerciali – ha attaccato Filippo Spanu, segretario regionale di Confartigianato imprese Sardegna – non ci basta: solo dall’esame nudo e crudo di questi dati possiamo capire perché le imprese sono in crisi, perché si perdono tante aziende e tanti posti di lavoro”. Confartigianato, con lo stesso Spanu e con il presidente regionale Luca Murgianu, rimarcano che per le imprese la necessità più grande è quella di avere meno burocrazia, più mercato e più liquidità. Considerazioni e domande: “Serve un’operazione verità e trasparenza – hanno detto i vertici di Confartigianato – quante operazioni che coinvolgono privati sono state lasciate in ponte senza avere possibilità di certificazione o pagamento? Quanto debito potenziale verso le imprese c’è oltre i 16 milioni dichiarati?”. Di mezzo c’é un sistema di imprese piombata in una crisi “mai vista”.
I dati. Il numero delle imprese artigiane – denuncia l’organizzazione – in Sardegna (39.398) è tornato ai livelli di dieci anni fa con un regresso negli ultimi cinque anni pari a 3.620 unità e una perdita di circa 8000 posti di lavoro. Gli occupati – continua Confartigianato – in Sardegna sono scesi negli ultimi due anni di 30mila unità. “La drastica diminuzione è solo temporaneamente frenata – spiegano i vertici dell’organizzazione – dalla cassa integrazione e dalla mobilità di 28 mila sardi. Tali strumenti di welfare drenano annualmente dal sistema pubblico 210 milioni di euro”.