Centro Sardegna, imprese preoccupate. “Ora anno bianco fiscale per ripartire”

Un anno bianco fiscale per provare a superare le incertezze e ripartire. Lo chiede Confindustria Centro Sardegna – che rappresenta le aziende del Nuorese e dell’Ogliastra – per affrontare un 2021 che viene dopo un anno durissimo sotto il profilo sanitario ed economico. Le imprese sono fortemente preoccupate e vivono in una situazione di estrema incertezza. “È questa variabile a pesare di più sulla ripartenza – dice il presidente Giovanni Bitti -. A rischio ci sono tante imprese del territorio, che non possono permettersi un’altra annata di mancati ricavi come quella passata. Tra queste ci sono anche aziende storiche costruite con anni di sacrifici in un territorio penalizzato da inefficienze strutturali e che attende da tempo investimenti e maggiore attenzione. L’emergenza sanitaria ha acuito i divari e fatto emergere ancora di più le debolezze del nostro sistema produttivo”.

È questa la fotografia che emerge dalle interviste a circa cento imprenditori del Nuorese e dell’Ogliastra nell’ambito del monitoraggio realizzato da Confindustria per fare il punto sullo stato di salute delle aziende con uno sguardo al nuovo anno che si preannuncia un salto nel buio. “Ciò che ci preoccupa di più – commenta Bitti – è cosa succederà a molte imprese quando verranno meno le moratorie bancarie, previdenziali e fiscali oggi in vigore. Quest’ultimo anno di pandemia sta mettendo a rischio la solidità finanziaria delle aziende, indebolite da un crescente indebitamento, aumentato nel 2020 per far fronte al calo delle entrate. Molte imprese già fragili non potranno reggere il colpo. Alla luce di ciò, è quanto mai urgente intervenire con soluzioni e strumenti incisivi per dare ossigeno alle aziende in difficoltà, altrimenti è serio il rischio che molte di esse implodano con forti ripercussioni su tutta l’economia. Occorre consentire un allungamento del periodo di rimborso dei debiti di emergenza contratti nel 2020 per allentare le tensioni finanziarie e liberare risorse che in molti casi servono per la sopravvivenza stessa delle aziende. Inoltre, serve almeno un anno bianco fiscale per i settori maggiormente colpiti in modo che gli imprenditori possano concentrarsi con il massimo delle energie sull’azienda e riportare in equilibrio i conti”.

I segni lasciati dalla pandemia nell’economia del Nuorese e dell’Ogliastra sono evidenti: il 55,5 per cento delle aziende che ha partecipato al monitoraggio chiude l’anno con un calo di fatturato e per il 30 per cento di queste il calo si aggira tra il 20 e il 50 per cento. In diminuzione anche ordinativi, commesse e clienti: il 46,4 per cento delle imprese ha perso clienti e per il 10 per cento di queste la perdita è stata superiore al 50 per cento. “Oggi, a preoccupare è anche il blocco dei licenziamenti che impedisce in molti casi processi di ristrutturazione aziendale – dice Bitti -, con la conseguenza di spostare in avanti una bomba a orologeria che può avere percussioni pesanti anche sul piano sociale. Circa il 30 per cento delle aziende intervistate dichiara di avere necessità di una riorganizzazione con possibile riduzione del personale. Durante i mesi di marzo-maggio il 70 per cento delle aziende ha dovuto chiudere o ridurre l’orario di lavoro dei dipendenti attivando la cassa integrazione o altri ammortizzatori sociali per il personale”.

 

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