Cassaintegrazione per Covid-19, Cna: ‘Va chiarita iscrizione a fondo bilaterale’

C’è preoccupazione tra le aziende artigiane della Sardegna che devono chiedere la cassaintegrazione in deroga per i propri dipendenti. A leggere le regole dell’accordo firmato ieri tra Regione e associazioni di categoria, sembra obbligatoria l’iscrizione a Fondo di solidarietà biliterale. Tuttavia non si tratta di un obbligo di legge, perché l’imposizione sarebbe  la violazione di una norma costituzionale. Sardinia Post ha chiesto al segretario di Cna, Francesco Porcu, di chiarire il punto.

Porcu spiega: “Abbiamo già inoltrato all’assessora al Lavoro, Alessandra Zedda, l’inserimento di una specifica nell’avviso che andrà pubblicato i prossimi giorni, Effettivamente la formulazione nel testo della Regione (al punto 10) pone dubbi interpretativi”. Stando alla lettura che dà la Cna, “le aziende, in sede di domanda, possono autocertificare che ai dipendenti versano i 25 euro al mese chiesti in alternativa all’iscrizione al Fondo di solidarietà bilaterale”. Il segretario di Cna specifica tuttavia che “si tratta di una lettura che dà la nostra confederazione e per questo serve un’interpretazione univoca da inserire nell’avviso”. E poi precisa ancora, per gli artigiani che non hanno adottato alcuna misura: “La non adesione al fondo, se fosse ammessa per la concessione della Cig , comporterebbe per le imprese un costo economico maggiore di 2,5 volte”.

Il mancato inserimento di questa specifica rischia di penalizzare le aziende che non sono iscritte al Fondo dell’ente bilaterale e tuttavia sopportano già un costo analogo, col versamento della somma aggiuntiva al lavoratore. Diversamente le imprese artigiane si vedrebbero costrette a una spesa doppia, proprio adesso che c’è l’emergenza Covid-19. Nel testo della Regione, per come è formulato, sembra che il pagamento delle quote al Fondo venga richiesto come requisito per partecipare al bando. Tanto che si sollecita, per mettersi in regola, una linea di credito da aprire alla finanziaria regionale Sfirs. Le imprese dovrebbe pagare gli arretrati, sino a trentasei mesi precedenti, con una spesa di 1o euro mensili per dipendente. Un paradosso.

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