Assarmatori attacca i fondi speculativi. Presidente Messina: “Noi con Onorato”

“I rapporti fra mondo armatoriale e finanza vanno riscritti e le compagnie di navigazione italiane non possono essere terra di conquista per azioni speculative”. Comincia così la lunga nota di Stefano Messina, il presidente di Assarmatori che interviene sul ‘caso Moby’ dopo la denuncia che il gruppo Onorato ha presentato alla Procura di Milano contro le manovre di alcuni fondi di investimento speculativi. Strane azioni su cui Messina ha un’idea precisa: “Sono mirate – spiega – a negare la continuità e a minare i livelli occupazionali dei lavoratori e della gente di mare sulla flotta che batte la bandiera nazionale e garantisce servizi pubblici essenziali”.

In questi giorni a prendere posizione sono stati anche i marittimi di Moby che su Facebook hanno espresso solidarietà verso il presidente Vincenzo Onorato. Il numero uno di Assarmatori prosegue così: “Nell’affermare con forza la posizione dell’Associazione a sostegno incondizionato non solo di uno dei suoi associati, ma anche di una delle realtà storiche più importanti della flotta italiana, il ‘caso Moby’ rappresenta la conferma, purtroppo acuta, di un momento particolarmente delicato nei rapporti fra finanza e shipping. Un momento – prosegue Messina – che richiede un ripensamento globale e forse anche la definizione di un nuovo quadro di regole. Lontani ormai i tempi dei rapporti lineari fra gruppi armatoriali e banche, disposte a sostenere, oltre che in condizione di farlo, lo sforzo imprenditoriale e di investimento nel rinnovamento delle flotte. Non può essere abbandonata ai venti di tempesta della speculazione un’industria così capital intensive come quella del mare e così essenziale per gli equilibri strategici dell’economia e dell’interscambio mondiale”.

Da Assarmatori il presidente la dice ancora più diretta: “Ben vengano nuovi player finanziari in grado di sostenere anche gli sforzi che i gruppi armatoriali come Moby stanno ad esempio affrontando nel campo della tutela dell’ambiente, ma è oggi necessario che questi (nuovi player) cessino di considerare le navi, le rotte marittime e specialmente i marittimi alla stregua di un gioco di Monopoli dove la partita si apre e si chiude in tempi strettissimi con plusvalenze milionarie a favore di chi specula. Lo shipping, e quello italiano in particolare, ha bisogno non di speculatori che acquistano al mercato secondario titoli obbligazionari emessi dalla compagnia, come avvenuto nella fattispecie; servono semmai partners che investano in progetti e abbiano nel loro codice genetico finanziario il sostegno e l’affiancamento di iniziative industriali: non speculazioni usa e getta fatte sulla pelle di un gruppo che impiega 5.000 persone e che costituisce un’importante infrastruttura del nostro Paese”.

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