Assalti armati alle cisterne del latte, caseifici chiusi: “Stop alla violenza”

Una serrata generale per dire basta, per condannare la violenza e riaffermare la legalità in una battaglia storica, come quella del latte di queste settimane, che non ammette strumentalizzazioni. È questo l’obiettivo dell’appuntamento di giovedì 14 a Macomer: una grande manifestazione di tutto il settore lattiero caseario sardo per prendere le distanze dagli atti criminali compiuti in queste settimane a danno degli autotrasportatori. Come sempre in questa guerra del latte, le iniziative partono spontanee: il programma della giornata di giovedì, viene stilato in queste ore ma vuole essere una risposta pacifica ma ferma agli oltre 10 assalti alle autocisterne che trasportano il latte, tre dal 26 febbraio a oggi i blitz incendiari, l’ultimo due giorni fa a Torralba. Sarà un corteo “condiviso con il mondo del trasporto e della trasformazione a con quanti vorranno partecipare”.

La manifestazione sarà un successo se tutti i pastori per un giorno sospenderanno il conferimento del latte ai caseifici delle loro cooperative, che dovranno interrompere la produzione per 24 ore nel segno della solidarietà verso chi ha subito l’assalto al camion cisterna e per ribadire, ancora una volta, il no alla violenza. Una manifestazione che nasce nel mondo della trasformazione e della cooperazione, il mondo dei pastori che di quelle cooperative sono i primi soci. Nata con il solito tam tam nelle campagne, veicolato con le chat di Whatsapp e Facebook la manifestazione e la serrata dei caseifici è solo l’ultimo dei gesti di condanna alla violenza che i pastori hanno espresso in queste settimane, cominciati con la colletta per riacquistare l’autocisterna incendiata a Nule.

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L’ultimo assalto è avvenuto a meno di 24 ore dall’intesa trovata a Sassari sul prezzo del latte a 74 centesimi al litro e sulla griglia per far salire questo valore con il conguaglio a novembre prossimo. Ma il lavoro di mediazione e di ricerca della strategia migliore per lo sviluppo del comparto prosegue con il crono programma dei tavoli istituzionali. Venerdì 15 è prevista un’altra riunione a Sassari del tavolo di filiera, cui questa volta parteciperanno anche i vertici del Consorzio di tutela del Pecorino romano.

“Fin dall’inizio abbiamo articolato la nostra vertenza su due fasi che riteniamo strategiche, ossia un punto A che doveva mirare a risolvere nell’immediato la tragica crisi dovuta all’eccessiva caduta del prezzo del latte che oggi grava sulle nostre aziende e da un punto B che punta ad una riforma strutturale di tutto il sistema lattiero caseario sardo, col fine di consentire una programmazione razionale per le annate future”, spiegano i pastori in una nota inviata dopo l’ultimo tavolo dello scorso 8 marzo che ha individuato una via d’uscita all’emergenza del prezzo.

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Per quanto riguarda il punto A, “date le condizioni abbiamo dovuto fare qualche passo indietro rispetto a quanto noi stessi ci eravamo prefissati – spiegano i pastori -. Abbiamo dovuto concedere una griglia ‘straordinaria’, valida solo per quest’anno, di correlazione formaggio-latte di qualche centesimo inferiore a quella che abbiamo proposto noi”, ammettono. “Ma il risultato per chi vuole vederlo è palpabile: c’è un aumento immediato del prezzo di 14 centesimi al litro che potrà ulteriormente crescere al conguaglio nel mese di novembre 2019 in base alla media della vendita del Pecorino Romano. Abbiamo scelto per questa annata straordinaria di limitare la griglia al solo Pecorino Romano perché tutti gli investimenti pubblici sono mirati a incrementare la sua quotazione e ci aspettiamo quindi una rapida impennata delle quotazioni con conseguenze immediate sul prezzo del latte”. “Per gli altri formaggi – osservano ancora – di cui proporremo comunque l’inserimento nelle griglie dei prossimi anni, non era possibile nell’immediato il controllo puntuale dei prezzi e non è peraltro prevista nell’immediato una crescita delle loro quotazioni”.

Riguardo il punto B, cioè la riforma della filiera “abbiamo già ottenuto risultati fondamentali – aggiungono i pastori -: lo stanziamento di 14 milioni di euro per il ritiro di circa 20mila quintali di Pecorino romano. A questo proposito ci batteremo affinché il ritiro avvenga dalle aziende di trasformazione e non dai commercianti. I soldi destinati al ritiro del formaggio non dovranno essere regalati agli industriali ma vengono utilizzati per acquistare formaggio dalle aziende produttrici che per il 60 per cento sono rappresentate da cooperative di pastori attraverso una lineare azione di compravendita con prezzi, tempi e modalità definite dal ministero”, scrivono ancora.

I pastori chiederanno anche le “convocazioni straordinarie per la modifica degli statuti delle Dop Pecorino Sardo e Fiore Sardo, che riteniamo debbono svolgere un ruolo cruciale nel futuro prossimo. Dovranno essere finalmente il valore aggiunto della filiera, evitando sforamenti nella produzione di Pecorino Romano e al contempo aumentando il valore della materia prima (il latte)”. E ancora, “lo stanziamento di 10 milioni di euro per progetti di filiera ai quali parteciperanno direttamente i pastori; l’apertura immediata del tavolo tecnico per la modifica dello Statuto del Consorzio del Pecorino Romano con un primo incontro previsto già la prossima settimana; la ripartenza di Oilos dopo aver verificato che lo Statuto consenta facilmente agli allevatori non soci di Cooperative di entrare nell’organismo; che nel decreto legge approvato il 7 marzo sia previsto che le aziende che producono derivati lattiero-caseari ovini oltre al latte che acquistano registrino mensilmente, per ogni unità produttiva, nella banca dati del Sian, i quantitativi di ciascun prodotto fabbricato, i quantitativi di ciascun prodotto ceduto e le relative giacenze di magazzino. Ciò consentirà un controllo da parte di tutti dell’andamento del mercato con informazioni finalmente trasparenti”.

Mar.Pi.

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