Alcoa, annunciati 160 licenziamenti collettivi. Oggi assemblea a Portovesme

Brutto colpo per i lavoratori degli appalti dell’Alcoa di Portovesme. Per 160 maestranze è stato annunciato il licenziamento collettivo. A renderlo noto i rappresentanti sindacali dei lavoratori e delle strutture territoriali. “Ieri sera siamo stati convocati dai dirigenti del Gruppo Di Bartolo – ha spiegato Manolo Mureddu, Rsu Cisl degli appalti e dipendente del gruppo – e ci è stata comunicata l’intenzione di partire con i licenziamenti collettivi. Motivo della decisione il mancato avvio delle bonifiche, dei progetti previsti dal Piano Sulcis e delle altre iniziative che avrebbero dovuto interessare le aziende del territorio”.

Il gruppo Di Bartolo, una delle principali aziende operanti nel polo industriale di Portovesme da oltre 40 anni con centinaia di addetti ha dunque annunciato nella sede della Confapi a Carbonia, l’apertura della procedura di mobilità per 160 lavoratori su un totale di 205 dipendenti.

La riunione si è svolta alla presenza del responsabile dell’azienda Gianni Di Bartolo e delle segreterie provinciali di Fiom, Fim, Uilm, CssCub e delle Rsu. La grave decisione è scaturita dall’impossibilità da parte dell’azienda di anticipare la quota della cassa integrazione,  che le aziende per legge devono versare, stante il lungo stop dello stabilimento Alcoa dove le aziende del gruppo Di Bartolo avevano la maggior parte delle commesse di lavoro.

“ E’ stata una decisione sofferta- ha dichiarato Gian Cristian Di Bartolo, amministratore del gruppo- ma il perdurare della chiusura della fabbrica Alcoa, da quasi un anno ormai, non ci permette di sostenere oltre i  costi degli ammortizzatori sociali. Ci avevano anche assicurato che tramite il Piano Sulcis avremmo potuto realizzare una parte delle bonifiche previste all’interno dello stabilimento di alluminio primario. In questo modo avremmo potuto mantenere in servizio almeno una parte dei dipendenti creando una rotazione per permettere a tutti di lavorare. Ma le promesse sono rimaste lettera morta. Se lo stabilimento di alluminio non verrà riavviato o non si creeranno altre opportunità di lavoro non ci resterà altra possibilità che chiudere e licenziare tutti i dipendenti”.
I sindacati ovviamente tengono alta l’attenzione pur con qualche distinguo. Serafino Biffa, delegato sindacale Uilm degli appalti, denuncia: “Il gruppo Di Bartolo aveva acquisito una commessa di lavoro che prevedeva la pulizia e quindi la bonifica di circa 13 chilometri di tubazioni all’interno dello stabilimento Alcoa. Un lavoro che avrebbe dato un po’ di ossigeno alle aziende in appalto. Invece di questo lavoro se ne è realizzata solo una parte. Poi è arrivato lo stop da parte della committente, l’Alcoa. Senza conoscerne i motivi. I timori diffusi sono che le aziende locali potrebbero essere presto sostituite da altre provenienti dall’Italia o dall’estero. In questo caso sarebbe un vero scandalo”.

Per oggi i 160 lavoratori hanno convocato un’assemblea a Portovesme. “La situazione è sempre più preoccupante – ha aggiunto Roberto Forresu, segretario della Fiom Cgil – perché sta succedendo quello che da tempo si voleva evitare”. Quindi l’appello al governo: “E’ necessario che si riparli di filiera dell’alluminio – ha precisato Forresu – solo così si può pensare di creare e rilanciare l’economia salvando i posti di lavoro. Non si può certo continuare ad andare avanti a colpi di ammortizzatori sociali che, tra l’altro, non arrivano neppure puntuali”. Nel corso dell’assemblea i lavoratori delle imprese d’appalto decideranno quali iniziative intraprendere.

Carlo Martinelli   

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