Il viaggio di Nour alla ricerca del suo bimbo nel corto di Careddu e Mannoni

“Six years old needs a mother”, un bimbo di sei anni ha bisogno di una mamma. E’ la frase che Nour Al Awan, una donna siriana di 32 anni che alcuni anni fa è dovuta fuggire dal suo paese in guerra per salvare la sua vita e quella della sua famiglia, si ripete in continuazione. Nour è stata protagonista di una drammatica vicenda che non ha ancora una soluzione: per questioni burocratiche non riesce a riabbracciare il suo figlio più piccolo, affidato alcuni anni fa alla cognata partita dalla Siria per Londra. Dopo richieste, documenti, contatti e colloqui infiniti la donna non riesce a muoversi dalla Germania, dove ha ottenuto l’asilo politico come rifugiata di guerra, e arrivare in Inghilterra, dove risiede la sorella con il bimbo. La storia di Nour è oggi un cortometraggio: “Six years old needs a mother”, diretto dal regista Tomaso Mannoni in collaborazione con la giornalista Valentina Careddu, è stato presentato in anteprima qualche giorno fa al Milano Film Festival in occasione dell’Immigration Day.

La drammatica vicenda ha avuto una grande eco anche in Sardegna: nel gennaio 2017 è stata fermata all’aeroporto di Cagliari – Elmas mentre tentava di imbarcarsi con Mira, l’altra figlia di dieci anni, per Londra con documenti falsi. Con quel passaporto la donna ha cercato di raggiungere il figlio non potendo farlo per le vie legali: un gesto mosso dalla disperazione dopo che l’ambasciata inglese aveva negato per diverse volte la sua richiesta di ricongiungimento familiare. Dopo l’arresto è riuscita infine a tornare in Germania dove attende, ancora, di riabbracciare il figlio.

“Six years old needs a mother” ripercorre la storia partire da Deir el Zoor, la città siriana dove Nour viveva insieme al marito e ai due bambini. Affidato il più piccolo di appena tre anni alla sorella del marito, è partita insieme a Mira con l’idea di raggiungere l’Europa e ricostruire qui la sua vita insieme alla famiglia. Le due attraversano il mare rischiando la vita, con un piccolo gommone vanno dalla Turchia in Grecia e poi, passando per la Macedonia, la Serbia, la Croazia e l’Austria, arrivano finalmente in Germania, dove ottengono asilo. Un racconto agghiacciante, un viaggio incredibile nel freddo dell’est Europa, senza vestiti, scalze, dormendo senza un tetto a zero gradi. “Pensavo di morire ogni attimo” ripete nel film ricordando quei momenti tra le lacrime. Il marito di Nour, che in Siria era un professore di matematica, va invece negli Emirati Arabi, ad Abu Dhabi, dove trova lavoro negli hotel di lusso per guadagnare qualche soldo da inviare in Germania. La speranza di riunire la famiglia si affievolisce sempre più: un sistema di leggi e burocrazia lo impedisce. E’ a questo punto che un venditore di passaporti propone alla donna di arrivare in Italia, dove i controlli sono meno severi, e da qui volare per Londra. Si imbarca a Francoforte per la Sardegna ma è qui, all’aeroporto di Cagliari Elmas, che viene fermata con i documenti falsi e arrestata. A Cagliari incontra Valentina Careddu, giornalista professionista che ha seguito gli sbarchi dei migranti come addetta stampa della azienda sanitaria locale e da volontaria lavora spesso a contatto con i richiedenti asilo. L’incontro tra le due donne, il racconto di Nour a Valentina, è al centro del cortometraggio firmato da Tomaso Mannoni: “Ho cercato di indagare con la telecamera quello spazio tra due donne che parlano, intervistatore e intervistato, quel senso di vuoto lasciato dalla guerra e dalle bombe – afferma il regista – quel dolore incolmabile di una madre senza un figlio”.
Nour oggi vive in Germania, con i genitori e la figlia Mira, nella città di Bad Hersfeld.”Tutto ciò che desidero è avere una famiglia unita – è l’appello che rivolge alle organizzazioni internazionali e ai Governi – mi mancano troppo mio marito e mio figlio. Mio figlio sta crescendo senza un padre e una madre, ci dicono di aspettare, ma quanto ancora? Non riesco a vivere senza di loro. Se qualcuno può aiutarci, per favore, ci aiuti! Il mio sogno più grande è vivere in un paese sicuro, lontano dalla guerra e dai bombardamenti, insieme a loro. E spero che questo diventi presto realtà”.

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