Ultima notte di festa a Cala Gonone Jazz, Gavino Murgia fa ballare la platea

Si è conclusa nel segno della tradizione la ventiseiesima edizione del festival Cala Gonone Jazz. Sei giorni di musica, suggestioni, degustazioni e nuove proposte che quest’anno hanno aggiunto un tassello in più: i concerti all’interno delle Grotte del Bue Marino, che hanno catalizzato l’attenzione di tanti appassionati e turisti.

Una nuova offerta che unisce ambiente e cultura ha raccolto consensi e risposte in termini di incremento di visitatori nei siti di interesse naturale, una formula che ha spinto tanti giovani ad avvicinarsi a un genere musicale solitamente riservato a un pubblico più maturo.

“La manifestazione e Cala Gonone sono inscindibili e le ricadute sull’immagine e sul territorio anche quest’anno sono state assolutamente positive”, ha commentato il sindaco di Dorgali Angelo Carta. Musica e sostenibilità, un binomio che potrà dare i suoi frutti anche in futuro. “L’esperienza nelle Grotte è stata ottima, la location è incantevole e le persone hanno avuto modo di fare una piacevole traversata ammirando un paesaggio emotivamente coinvolgente. Da diverso tempo pensavo di utilizzarle come scenario per i concerti, generalmente meta turistica e non ritrovo culturale, l’acustica è eccezionale e organizzare gli spettacoli diventa più semplice anche per noi”, ha spiegato Giuseppe Giordano, presidente dell’associazione Intermezzo che da ventisei anni organizza l’evento.
Martedì sera grande folla alla Cantina di Dorgali per la manifestazione “Humus – i sensi e l’arte”, l’atteso evento, che ha proposto le degustazioni di vini e formaggi offerti dalla Cooperativa Pastori di Dorgali, si è rivelata anche quest’anno una scelta vincente attirando aficionados del festival, ma anche tanti vacanzieri e semplici curiosi. Complice l’atmosfera estiva e l’ospitalità dei proprietari della cantina, la serata si è svolta in un contesto intimo e disinvolto rafforzato dal concerto del Cala Gonone Jazz Trad, che ha spinto gli spettatori ad abbandonarsi alle danze. La formazione isolana, protagonista di un’esibizione con un’interessante rivisitazione delle radici musicali sarde, ha visto riconfermata la presenza di Gavino Murgia al sassofono e come tenore.

Così ieri il festival ha puntato i riflettori sul fusion-jazz di matrice sarda. La ricerca della tradizione, rielaborata nella musica contemporanea, ha utilizzato gli strumenti tipici con l’ausilio delle voci profonde di Antonello Mura, Francesco Pintori, Giovanni Mossa e Gavino Murgia, il cui estro ha creato virtuosismi vocali capaci di produrre i suoni vibranti degli strumenti, sorprendendo anche il pubblico più scettico e lontano dal genere con brani del suo repertorio. Ogni musicista si è reso interprete delle radici evocate dalle sonorità proposte dall’organeddu, le launeddas, su sulittu e sa chiterra – massimi rappresentanti del costume sardo, insieme al canto a tenore – unendole alle proprie esperienze artistiche, e dunque, a nuove e aperte sperimentazioni. Protagonisti: Carlo Boeddu, organeddu, Carlo Crisponi, boche, Fabio Calzia chiterra, Gianmichele Lai, boche e trunfa, Giuseppe Cillara, percussioni, Giacomo Longoni, launeddas e pipiaiolu, Fabrizio Bandinu, chiterra, Giovanni Magrini, boche.

Diventa anche tu sostenitore di SardiniaPost.it

Care lettrici e cari lettori,
Sardinia Post è sempre stato un giornale gratuito. E lo sarà anche in futuro. Non smetteremo di raccontare quello che gli altri non dicono e non scrivono. E lo faremo sempre sette giorni su sette, nella maniera più accurata possibile. Oggi più che mai il vostro supporto è prezioso per garantire un giornalismo di qualità, di inchiesta e di denuncia. Un giornalismo libero da censure.

Per ricevere gli aggiornamenti di Sardiniapost nella tua casella di posta inserisci la tua e-mail nel box qui sotto:

Related Posts
Total
0
Share