“La conosci Giulia?” parla sassarese e in trasferta nel nord Sardegna raccoglie applausi a scena aperta e standing ovation, bissando il successo di Cagliari. La pièce promossa dal Corecom e da Giulia giornaliste Sardegna, guidata da Susi Ronchi, punta i riflettori su violenza e discriminazioni di genere, fa vibrare la numerosa platea del Teatro Verdi che ricambia con un caloroso abbraccio.
Pienone e in sala il pubblico delle grandi occasioni: dal sindaco Nicola Sanna al presidente del Consiglio regionale Gianfranco Ganau, dall’Arcivescovo Gian Franco Saba al Prefetto Giuseppe Marano, al direttore de La Nuova Antonio Di Rosa. Firma la regia dello spettacolo Tiziana Troja, anche in scena assieme a Michela Sale Musio ad arricchire un apprezzato cast e a far vivere il duo cult Tanya e Mara, che con un colorito slang strappano risate e applausi con le loro gag in chiave sassarese legate all’attualità.
Lo sfondo di “La conosci Giulia?” è il ristretto spazio di una redazione, luogo preso a pretesto per evidenziare stereotipi sessisti e i recinti in cui vengono relegate le professionalità delle donne in tutti gli ambiti lavorativi. Testimonial della piece, Daniela Scano, capo redattrice de La Nuova Sardegna, e delegata dell’Assostampa sarda al Congresso nazionale, che ha aperto con una toccante ed efficace testimonianza: “Dopo il primo schiaffo tutte le violenze sono uguali, a fare la differenza sono il tempo e l’epilogo. Qualcuna non fa a tempo a scappare”.
Nella sua introduzione Daniela Scano ha citato i casi di cronaca che ha seguito personalmente da giornalista, poi ha messo l’accento sulla doppia violenza che subisce la donna: la prima dall’uomo e la seconda da come viene raccontata nei media e percepita dall’opinione pubblica, che spesso condanna la vittima. Poi ha lanciato un messaggio ai giornalisti: “dobbiamo offrire una rappresentazione mediatica senza pregiudizi”, ha chiarito Scano. Da qui il il ricordo di alcune storie che l’hanno toccata profondamente. Dal primo caso che ha seguito, cronista 26enne, quello di una ragazza stuprata da decine di maschi del suo paese in Barbagia: “Mi ha impressionato – confessa ancora oggi – l’atteggiamento di condanna verso la vittima da parte del paese”. Le è poi rimasta nel cuore la storia di Monica, che non ha avuto la forza di denunciare il suo stalker finendo per essere uccisa con 52 coltellate. “Ho sentito il desiderio di raccontare di lei, dei suoi gusti, dei suoi sogni e desideri, della sua passione per la cioccolata e il profumo di rosa. Quel pezzo – ricorda – l’ho scritto piangendo come se parlassi di una vecchia amica. Ho raccontato ai ragazzi coinvolti nel progetto Nuova@Scuola questa storia perché quando passano davanti a piazza Moretti le dedichino un pensiero”.
Testimonianze forti e toccanti. “Anche dopo anni appena capita l’occasione riporto alla memoria le donne che ho conosciuto attraverso gli atti giudiziari: sono impresse dentro di me – dice Daniela Scano – Alina, che non è riuscita a sfuggire all’uomo che l’ha massacrata. Da 31 anni la sua famiglia aspetta di conoscere la verità. Alina Cossu, Monica Moretti, Anna Doppiu, Michela Fiori e tutte le altre devono restare nel ricordo collettivo. Perché – spiega – le vittime troppo spesso arretrano nel buio e sulla scena restano solo gli imputati. Noi giornalisti abbiamo il dovere e il dono di riportarle in mezzo alla gente per non dimenticarle”.