Sardinia Film Festival: 40 corti in gara, fra i giurati i detenuti di Bancali

Giunto alla undicesima edizione, il Sardinia Film Festival si presenta al suo pubblico con un programma assortito che partendo da punti fermi come le ormai classiche proiezioni notturne nel cortile de il “Quadrilatero” di viale Mancini, si arricchisce di workshop e aperitivi cinefili con i registi sardi, puntando ad un approccio sempre più diretto con le persone. Un modo di dare del “tu” al cinema che per una settimana, dal 27 giugno al 2 luglio, vedrà accesa su Sassari la luce del grande schermo. Altra novità di quest’anno sarà la presenza di una giuria molto particolare che lavorerà in parallelo con quella istituzionale: si tratta di quella composta dai detenuti del carcere di Bancali, i quali daranno poi un proprio riconoscimento alle opere in gara. Si tratta di un tentativo di avvicinare la casa circondariale alla città attraverso l’emozione del cinema all’interno di un percorso di  reinserimento sociale.

Sono una quarantina i cortometraggi in concorso, su un migliaio di film arrivati per la selezione, distribuiti nelle varie sezioni di fiction italiana, internazionale, Vetrina Sardegna, videoarte, documentari, scuole. Un vero e proprio giro del mondo, punti di vista differenti e approcci spesso innovativi. Rispetto al passato non c’è un filo conduttore unico stavolta, ma vari temi messi in ballo che guardano alle difficoltà dell’esistenza con un accostamento più leggero, più disincantato, come se, in un certo qual modo, si volesse rispondere alle brutture della vita con una carica di energia. “Il lavori di selezione sono stati complessi – rimarca il direttore artistico Carlo Dessì – ma siamo riusciti ad avere lavori interessanti. Sono tutte prime visioni per la Sardegna, ma ci sono anche prime visioni europee come ad esempio “Domenica” di Bonifacio Angius che apre la serata inaugurale fuori concorso, oppure lavori surreali come “Maialetto della Nurra” di Marco Antonio Pani, “The cemetary men” di Alì Mardomi dall’Iran o il belga “Le mur” di Samuel Lampaert. Come tradizione, la chiusura sarà affidata al vincitore del David di Donatello 2016 come miglior corto, “Bellissima”, con la presenza del regista Alessandro Capitani”.

La giuria tecnica del festival è formata dal regista Salvatore Mereu (Ballo a tre passi, Sonetàula, Bellas mariposas), Manuela Buono, della casa di distribuzione Slingshot film di Trieste e da Paul Bruce, direttore del Edinburg short film festival con il quale la kermesse sarda sta consolidando una rete composta anche da altri festival europei come il Fastnet short film di Cork, il Fike di Evora e il Psarokalo film festival di Atene. A questa giuria si affianca quella dell’Accademia di Belle Arti, degli studenti di Scienze della Comunicazione dell’università di Sassari e della Federazione italiana circoli del cinema (Ficc).

Le proiezioni inizieranno alle 21 e saranno precedute alle 19 da un aperitivo intervista in via Torre Tonda che vedrà susseguirsi mano a mano registi come Bonifacio Angius, Peter Marcias, Enrico Pau e Paolo Zucca che verranno moderati da Francesca Arca di Radio Venere, mentre a condurre le serate sarà la giornalista Rachele Falchi. Per gli operatori del mercato il 1 luglio è stato organizzato un workshop in collaborazione con la casa di produzione “Monello film” che si terrà alle 17,30 nell’aula Sebastiano Satta del polo didattico di Scienze Politiche con la presenza di addetti ai lavori quali Paolo Minuto (Cineclub internazionale distribuzione) e Franco Muceli (vice presidente Anec Sardegna). Modera Riccardo Baldini, head of production per la Fondazione Sardegna Film Commission.

Due le iniziative collaterali: la mostra “Filmofrenico, iconografia filmica e immaginario” di Max Mazzoli che rimarrà aperta a Palazzo Ducale per tutta la durata del festival e che propone in maniera del tutto fuori dal comune le immagini di alcuni film più noti come ad esempio “Arancia meccanica” o “2001 odissea nello spazio” di Kubrick, fermati sulla tela e capaci però di restituire ancora il loro significato più profondo. In questo modo la grammatica delle scene incontra Magritte e Hopper creando un cortocircuito visivo mai visto prima d’ora.

L’altra iniziativa è il “Dopo festival” che si tiene in Piazza Tola al “Caimano distratto”, dove tra note e musica verranno proiettati cortometraggi borderline e visioni nascoste. E sarà sempre in questa piazza che si terrà l’atto di chiusura ufficiale della kermesse con la Vilsait Jazz Band.

Francesco Bellu

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