Jazz e dintorni: nel libro di Loi e Cavagnino un viaggio tra suoni e racconti

Quello tra la Sardegna e la musica jazz è un amore che arriva da molto lontano. Da quando, per la precisione, alcuni musicisti sardi, oltre un secolo fa, hanno iniziato a lasciare l’Isola per conoscere, confrontarsi, sperimentare altre strade, mentre allo stesso tempo la Sardegna accoglieva artisti che avevano già una fama oltremare, curiosi di ascoltare le sonorità popolari e ancestrali della nostra regione. Una storia di viaggi e viaggiatori, di incontri e scambi, di influenze continue che ha assunto un’identità peculiare e ha dato vita a progetti artistici di grande spessore.

Ma chi sono i protagonisti del Jazz nell’Isola, quali sono le loro storie, il loro vissuto? Al tema, ampio e complesso, hanno provato a mettere mano Simone Cavagnino e Claudio Loi in “Sardegna, Jazz e dintorni: tradizioni, viaggi, musiche e insularità”, volume pubblicato di recente dalla casa editrice cagliaritana Aipsa per la collana Percezioni musiche. Il libro, 600 pagine, 25 euro, sta facendo il giro della Sardegna tra librerie, festival ed eventi: questa sera alle 19 sarà presentato Nuoro, nell’ambito della trentesima edizione del festival Nuoro Jazz, al Caffè Tettamanzi, come anticipazione al concerto di Peter Bernstein and friends alle 21 al Museo del Costume.

L’idea di “Sardegna, Jazz e dintorni”, è nata nel dicembre 2015: l’obiettivo iniziale era raccogliere le interviste realizzate negli ultimi anni da Simone Cavagnino, giornalista cagliaritano particolarmente sensibile ai fermenti musicali isolani, e metterle insieme grazie all’esperienza di Claudio Loi, giornalista e saggista nato a Barumini, che ha firmato diverse monografie e articoli sul tema. Ben presto il progetto si è trasformato in qualcosa di molto più ambizioso: raccontare il jazz in Sardegna attraverso la voce dei suoi protagonisti, che fossero musicisti e organizzatori nati nell’Isola o artisti venuti da fuori che con la Sardegna hanno avuto, o hanno, un legame speciale. La prima parte del libro è dedicata al rapporto tra Jazz e tradizione sarda con il prezioso contributo di Giacomo Serreli; nella seconda si approfondisce il discorso dei musicisti stranieri che sono rimasti attratti dalla Sardegna; nel terzo i tanti che hanno deciso di partire, per scelta o per necessità, e quelli che invece sono rimasti qui. In conclusione, la parte dedicata alle novità, una panoramica di quanto c’è di vivo nell’Isola, che si tratti di progetti storici, innovativi, sperimentazioni e sinergie. A chiusura di ogni capitolo c’è una playlist, una sorta di guida all’ascolto precisa e accurata per districarsi nel vastissimo mondo della produzione discografica legata alla Sardegna.

La formula scelta per il racconto è la voce degli stessi protagonisti: ricordi, esperienze, confronti e desideri. C’è chi si è avvicinato alla musica da autodidatta dopo aver visto un concerto, chi ha fatto studi classici e solo in un secondo momento si è avvicinato al jazz, chi viene dalla musica popolare o tradizionale. Ci sono i professionisti già noti in ambito internazionale come Paolo Fresu, Paolo Angeli, Enzo Favata, Elena Ledda, Antonello Salis, Gavino Murgia e Paolo Carrus, le esperienze più recenti o sperimentali di Claudia Aru, Stefano Guzzetti, Elias Lapia, Simone Pittau, Stefania Secci Rosa e Chiara Effe, e poi quelli che hanno scelto di restare dando vita a realtà ben consolidate, come Matteo Muntoni, Andrea Morelli, Riccardo Pittau, Battista Giordano. Ci sono i polistrumentisti, quelli che solo strumenti creati ad hoc, quelli che traggono ispirazione dalla natura o al contrario dai contesti urbani e moderni. Un mondo vario e estremamente eterogeneo che ha fatto propria la natura stessa del jazz come realtà in movimento, aperta e universale, capace di comunicare al di là dei confini.

Francesca Mulas

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