Saffronkeira tra ambient ed elettronica: nuovo disco dell’artista di Castelsardo

La ricerca sonora di Eugenio Caria in arte Saffronkeira è un continuo scandagliare gli abissi della mente e dell’inconscio. La sua musica è in bilico tra quiete, tensione e oscurità, profondamente immersiva e austera, sospesa in un saliscendi continuo in cui momenti più distesi e piani si alternano a scenari più intensi e drammatici. Un suono di spazi, silenzi, pause e ripartenze, rarefazioni e dissonanze, eleganza formale e tensione sperimentale. Elettronica di ricerca a cavallo tra ambient, minimalismo e drone, con alcune tracce più sinfoniche e qualche rara concessione al ritmo che ricorda – ma in modo non canonico, “storto” – il passato di producer techno di Caria. Come nella traccia di apertura del nuovo disco, Automatism, che parte in punta di piedi e inizia ad accumulare tensione, tra archi e dissonanze, che si interrompono con un brusco stop e ripartono incorporando scampoli fantasma di beat.

Il nuovo lavoro di Caria, producer 35enne di Castelsardo, è uscito per l’etichetta tedesca Denovali (punto di riferimento internazionale dell’elettronica colta e di ricerca), ha una cover d’autore disegnata dal tatuatore sardo Pietro Sedda e dà un seguito al precedente disco, Synecdoche del 2015. Automatism riflette sugli atti inconsci, quelli compiuti senza consapevolezza. In questo senso parla anche di atto creativo e ancora più nello specifico del modo in cui Eugenio produce musica. “Senza partecipazione della coscienza” – come dice il titolo della prima traccia del disco, e a volte “Senza conservarne traccia nella memoria”, come da traccia conclusiva. “È qualcosa che non è razionale – riflette Caria – ed è anche difficile da spiegare con le parole. Gli atti inconsci condizionano il modo di mettere in musica le cose, senza rendersi necessariamente conto di quello che si sta facendo. Un po’ come quando uno riesce ad acchiappare un bell’accordo, così, all’improvviso: in quel momento nasce la magia e da lì si parte per costruire una composizione. A volte non ricordo nemmeno come si è innescato il processo: è come un limbo, un vuoto, qualcosa che va a perdersi”. In ogni caso l’imput iniziale poi va naturalmente lavorato ed è lì che subentrano metodo, tecnica e rigore: con un’attenzione maniacale ai dettagli, al suono in generale e a come si alternano le tracce, con le loro texture e atmosfere diverse. “Nel disco ho cercato di lavorare su saliscendi improvvisi, cambi radicali, virate inaspettate. Senza troppa linearità. È anche un modo per rispecchiare il concept”.

La cover di Automatism disegnata da Pietro Sedda

Saffronkeira viene dal mondo della techno. Ha iniziato come dj e producer di produzioni strettamente da club tra Sardegna, Londra e Berlino. A un certo punto si è stancato di quel mondo e ha deciso di iniziare a produrre musica più personale. “Il passaggio è avvenuto perché ho sempre desiderato mettere le mie emozioni in musica e non fare un prodotto – la traccia da club – per un prodotto stesso – la serata da club. Avevo la necessità di esprimermi al cento per cento, senza compromessi. Nel 2008 ho iniziato a sperimentare. Per due anni ho lavorato al mio primo disco, che poi è diventato un quadruplo vinile. Per un anno ho cercato un’etichetta, finché non ho iniziato a lavorare con Denovali”. Il rapporto con la label è molto stretto – un contratto di dieci anni – al punto che oggi Caria suonerà a Berlino nella prestigiosa Funkhaus, uno dei templi dell’elettronica contemporanea, nell’ambito della Denovali Label Night, una serata incentrata interamente sulle produzioni della label tedesca. Caria è entusiasta: “Il posto è veramente importante, uno dei migliori posti al mondo per suonare – dice -. Negli anni cinquanta era una stazione radio, ora ci sono studi di registrazione e palchi”.

Saffronkeira produce musica con l’ausilio di laptop, software e strumenti analogici. “Sono un malato di vecchie macchine come echi a nastro e synth modulari, che uso abitualmente per produrre. Ma uso anche strumenti come violini e pianoforti, che poi processo con la tecnologia moderna e li campiono, creando ulteriori strati sonori”. Nel corso della sua carriera Saffronkeira ha collaborato anche con musicisti lontani dal mondo delle produzioni elettroniche. Come il sassofonista Enzo Favata, con cui ha condiviso il palco a lungo, e il trombettista Mario Massa, insieme al quale nel 2013 ha licenziato un disco intitolato Cause and effect (sempre su Denovali) che ha portato il duo a suonare in giro per l’Europa. “Mi piacerebbe collaborare anche con Paolo Angeli, riuscire a produrre qualcosa insieme”, confessa l’artista, che aggiunge: “Non sarebbe male riuscire a produrre un disco intero coinvolgendo altri artisti sardi di ambito jazz, sperimentale e folk”.

Le sue ispirazioni arrivano da stimoli diversi e anche la Sardegna rientra nella sua musica. “I paesaggi dell’Isola sicuramente mi influenzano – ragiona Caria -. Probabilmente c’è nella mia musica anche un senso di isolamento. Alla fine quello che faccio nella vita come musicista e le mie passioni – tipo gli strumenti vintage – qui non posso condividerli con tante persone. Vivo in un paese di cinquemila anime e d’inverno vivo in una sorta di bolla, totalmente concentrato nella produzione. Ho vissuto all’estero ma ho sempre deciso di tornare qui, perché voglio stare nell’Isola e anche perché viaggio tutti i mesi per suonare: in questo modo evado e riesco a dar sfogo alla mia creatività e alla necessità di condividere passioni anche in altre parti del mondo”.

Andrea Tramonte
(Foto di Mario Saragato)

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