Il Regno sabaudo ordinò: “Demolite quella chiesa”. Fu speculazione edilizia

Può capitare di entrare in vecchio appartamento dismesso da un mucchio di anni nel centro storico di Sassari e di trovarci in bella vista la grande cornice di una finestra gotico pisana. Che, fatte le dovute proporzioni in materia di città e di beni culturali, è un po’ come imbattersi, in un campo abbandonato al centro di Roma, in un’area archeologica di cui nessuno conosceva l’esistenza. È quanto è accaduto a Cosimo Filigheddu e Sandro Roggio – giornalista e scrittore uno; architetto, urbanista e storico dell’urbanistica l’altro – mentre questa estate lavoravano al loro instant book storico uscito in questi giorni dalla Edes con il titolo “Buttate giù quella chiesa. Santa Caterina, la vera storia della demolizione” (12 euro).

A Sassari il volumetto sta già diventando un piccolo caso. E non soltanto per l’inusitata scoperta della finestra, vestigio del monumento medioevale demolito a metà dell’Ottocento, traccia preziosa ritrovata in un’abitazione di proprietà del Comune; ma anche perché, dopo quasi duecento anni, si fa luce su uno dei misteri sassaresi più interessanti. Cioè l’abbattimento di una chiesa duecentesca in pieno centro cittadino, giudicata per secoli la seconda in ordine di importanza dopo la Cattedrale di San Nicola e buttata giù con fumose motivazioni di degrado sulle quali i due autori hanno deciso di indagare quando, nel corso di una ricerca più lunga e complessa su un’altra vicenda dell’Ottocento sassarese, si sono imbattuti in alcuni documenti d’archivio.

“Erano carte che alimentavano i dubbi che la storiografia più nota ci ha sempre fatto sorgere a proposito di questa operazione – raccontano Filigheddu e Roggio –. Così abbiamo deciso di sospendere l’altro lavoro dandoci un termine massimo di tre mesi. Se non ne avessimo cavato piede saremmo tornati alla precedente ricerca mettendo prima a disposizione di altri studiosi ciò che avevamo raccolto”.

E così, in un’estate intensissima in giro per gli archivi sassaresi e conducendo ricerche sul campo, i due autori sono riusciti a dare un soluzione al cold case di Santa Caterina. Non è affatto vero che la chiesa fosse pericolante o fatiscente al punto da non potersi restaurare. Fu una storia di speculazione edilizia e di revisione urbanistica della città inserita in uno dei più significativi momenti del Risorgimento italiano, cioè la contrapposizione tra la Chiesa e il Regno sardo piemontese dopo lo Statuto Albertino del 1848 e le leggi Siccardi de 1850 che abolivano i privilegi del clero. A quest’ultimo proposito un’altra importante scoperta degli autori consiste in un documento del 1855 dove Pio IX in persona, in un’allocuzione compiuta in un concistoro segreto, “tra i gravi mali da cui è afflitta la Chiesa cattolica nel Regno di Sardegna” comprende anche la demolizione di quella chiesa sassarese e l’imposizione peccaminosa fatta all’arcivescovo di trasferire il titolo parrocchiale a quella di Gesù Maria, cioè l’attuale chiesa di Santa Caterina. Quindi è priva di fondamento la tesi storica ufficiale che parla di un sostanziale assenso da parte delle autorità religiose.

In sostanza questo libro è il racconto di questa vicenda sino a ora nascosta, dove confluiscono le correnti ideologicamente più elevate e quelle più grettamente di scontro tra poteri del Risorgimento, il tutto calato nell’improvvisa epidemia di colera che nel 1855 decimò Sassari, riducendola a una città di fantasmi dove tra i carri carichi di cadaveri nudi condotti dai monatti, si ergeva ormai già semidistrutta la chiesa di Santa Caterina; mentre il popolo e il clero sempre più vedevano nell’epidemia una punizione divina per quel gesto blasfemo. Lo stesso colera che annichilì la città tanto da escluderla per sempre dalla gara con Cagliari per la supremazia in Sardegna. Nel 1856, nel clima di parossistica allegria dei sopravvissuti, si completò la demolizione della chiesa. Ma ora, con questo libro, si scopre che una grande parte è ancora lì, inglobata nel palazzo di quella che ora si chiama piazza Azuni: quella bella finestra e tutta la parete dietro l’altare, oltre ad altre parti dei solidi muri di calcare che sarebbe stato inutile e stupido abbattere.

Diventa anche tu sostenitore di SardiniaPost.it

Care lettrici e cari lettori,
Sardinia Post è sempre stato un giornale gratuito. E lo sarà anche in futuro. Non smetteremo di raccontare quello che gli altri non dicono e non scrivono. E lo faremo sempre sette giorni su sette, nella maniera più accurata possibile. Oggi più che mai il vostro supporto è prezioso per garantire un giornalismo di qualità, di inchiesta e di denuncia. Un giornalismo libero da censure.

Per ricevere gli aggiornamenti di Sardiniapost nella tua casella di posta inserisci la tua e-mail nel box qui sotto:

Related Posts
Total
0
Share