Nel cuore di Sassari l’omaggio a Fiorenzo Serra con le musiche di Fresu e Murgia

Il 28 settembre 2005 moriva Fiorenzo Serra, forse il più grande documentarista della Sardegna, un artista del cinema del Novecento che ci ha lasciato una produzione –soprattutto di cortometraggi – rilevante esteticamente, diventata una testimonianza efficace dei cambiamenti antropologici e sociali della nostra isola dal secondo dopoguerra agli anni ottanta.

Attraverso i suoi film, si può osservare un’isola ancora legata ai lavori tradizionali come l’artigianato dell’argilla o quello del corallo, insieme alla pesca dei tonni, a quella negli stagni di Cabras; e poi le feste, ancora esenti dalle caricature per turisti, fino a una Sardegna affondata in un tentativo di industrializzazione già fallito, sin dai suoi esordi. Esemplare del suo ricercare un modo per ritrarre la sua isola nella maniera maggiormente adeguata alle mutazioni degli anni sessanta, rimane “L’ultimo pugno di terra” (1964), come è noto, dapprima sponsorizzato dalla Regione e, in seguito, rifiutato per la amara, reale visione di una Sardegna sofferente sia nell’arcaismo di alcune situazioni sia nel presunto sviluppo malato di altre. Un’opera “maledetta”, che Serra riuscirà a proiettare nella sua integralità solo tardivamente.

Questo patrimonio cinematografico, il suo significato, la sua bellezza, verrà ricordato in una importante iniziativa, che si svolgerà a Sassari dal 25 al 27 settembre, voluta fortemente dalla Società Umanitaria Sardegna, a cui Fiorenzo Serra ha affidato i suoi materiali.

La prima serata sarà sicuramente quella maggiormente suggestiva, perché vedrà la proiezione di filmati anche inediti dell’autore di “Ultimo pugno di terra”, montati con rispetto e passione dal regista Marco Antonio Pani (cinematograficamente, uno degli “eredi” di Fiorenzo Serra), commentate musicalmente da grandi interpreti come Paolo Fresu, Gavino Murgia, Bebo Ferra e l’”Alborada String Quartet”. Un progetto chiamato “Isura da filma. Fiorenzo Serra e la Sardegna filmata in libertà”, dove le immagini raffinate del regista si incontreranno con la partitura definita da Fresu come densa di “contemporaneità arcaica, che pur non essendo legata alla tradizione, ne respira di tanto in tanto il ‘mood’”. Un cineconcerto da non perdere augurando possa essere riproposto anche in altre città e situazioni.

Il 26 settembre, invece, si proietteranno i corti più significativi dell’opera di Serra all’Università di Sassari, Dipartimento dei Storia, Scienze dell’Uomo e della Formazione. Si tratta, come già detto, di una vera immersione nella macchina del tempo antropologica e d’immagini, con momenti per commuoversi, per stupirsi e per riflettere sui mutamenti (alcuni terribili) subiti dalla nostra isola. Venerdì 27 spazio al convegno “Fiorenzo Serra tra antropologia visuale e cinema” con interventi di esperti (tra gli altri Renato Morelli, Silvia Piaggi, Manlio Brigaglia, Gianni Olla, Antioco Floris, Simone Ligias, Gianni Murtas), che metteranno a fuoco la figura del regista sassarese nelle sue varie fasi artistico-esistenziali. Nel complesso un giusto e adeguato omaggio a un artista che, come recita il titolo dell’iniziativa, era un vero “sardo illustre”.

Elisabetta Randaccio

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